Albo d'oro Auto Dell'Anno 1971-1980

Tra il 1971 e il 1980 il premio finisce per due volte in Italia con la Fiat 127 e la Lancia Delta, due volte alla Citroen e due volte alla Simca. In Mercedes-Benz nasce il segmento S, grazie alla 450 e viene premiata per la prima e unica volta una GT: la Porsche 928.
1971 - Citroen GS. Finalmente la Citroen. A portare a casa il titolo è la GS, l'auto voluta da Citroen per immettere sul mercato una classe media che sia più lussuosa della Ami 8 (che era andata a sostituire la Ami 6), senza far concorrenza alla elegantissima DS. L'auto è bassa, profilata e dall'aspetto aerodinamico. Una due volumi senza portellone posteriore, visto come fumo agli occhi dal presidente Pierre Bercot. Un'occasione persa, forse, per presentare un modello davvero moderno e futuribile. La GS era stata disegnata da Robert Opron, designer francese, cresciuto all'ombra dell'italiano Flaminio Bertoni che per Citroen aveva disegnato, tra le altre, la Ami 6, la 2CV e l'iconica DS. Opron aveva ripreso dei progetti presentati dallo studio Pininfarina, ma poi scartati da Bercot, li aveva rivisti, aggiornati e presentati di nuovo. Facendoseli approvare. La GS fu un'auto di successo, raggiungendo quasi i due milioni e mezzo di esemplari venduti in 16 anni di produzione, ma con un piccolo neo. Grazie a un accordo tra la Citroen e la NSU, nel 1973 fu presentata la GS Birotor o GZ, motorizzata con motori rotativi a bialbero Wankel, che garantiva grandissime prestazioni e assoluto comfort di marcia. Il motore però non era affidabile e già dopo poche migliaia di chilometri richiedeva costose manutenzioni. Della Borotor furono venduti meno di 1000 esemplari, che la Citroen si impegnò poi a sostituire gratuitamente con una CX a chi ne avesse fatto richiesta.
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1971 - Citroen GS. Finalmente la Citroen. A portare a casa il titolo è la GS, l'auto voluta da Citroen per immettere sul mercato una classe media che sia più lussuosa della Ami 8 (che era andata a sostituire la Ami 6), senza far concorrenza alla elegantissima DS. L'auto è bassa, profilata e dall'aspetto aerodinamico. Una due volumi senza portellone posteriore, visto come fumo agli occhi dal presidente Pierre Bercot. Un'occasione persa, forse, per presentare un modello davvero moderno e futuribile. La GS era stata disegnata da Robert Opron, designer francese, cresciuto all'ombra dell'italiano Flaminio Bertoni che per Citroen aveva disegnato, tra le altre, la Ami 6, la 2CV e l'iconica DS. Opron aveva ripreso dei progetti presentati dallo studio Pininfarina, ma poi scartati da Bercot, li aveva rivisti, aggiornati e presentati di nuovo. Facendoseli approvare. La GS fu un'auto di successo, raggiungendo quasi i due milioni e mezzo di esemplari venduti in 16 anni di produzione, ma con un piccolo neo. Grazie a un accordo tra la Citroen e la NSU, nel 1973 fu presentata la GS Birotor o GZ, motorizzata con motori rotativi a bialbero Wankel, che garantiva grandissime prestazioni e assoluto comfort di marcia. Il motore però non era affidabile e già dopo poche migliaia di chilometri richiedeva costose manutenzioni. Della Borotor furono venduti meno di 1000 esemplari, che la Citroen si impegnò poi a sostituire gratuitamente con una CX a chi ne avesse fatto richiesta.
1972 - Fiat 127. Il premio ritorna (e a ragione) in Italia. La 127 vince per distacco su Renault 15 e Mercedes-Benz 350 SL, è un plebiscito: seconda e terza classificate, messe insieme, non arrivano a prendere i voti della prima. La 127 è l'ultima auto firmata da Pio Manzù, designer italiano, morto giovanissimo come una rock star, in un incidente stradale, proprio mentre stava andando a presentare il modello della vettura che aveva appena finito di assemblare. Manzù era figlio dello scultore Giacomo Manzù e dopo aver completato gli studi classici si era dato allo studio delle forme. Entrato in Fiat dopo aver progettato un prototipo su base di NSU 80 Ro, Giacosa (non uno qualsiasi) gli aveva affidato il progetto 127. Di Manzù resteranno il modello City Taxi, che sarà la base su cui anni dopo verrà costruita la 126, le lampade "parentesi" e, appunto, la Fiat 127. L'auto doveva sostituire la Fiat 850, e venne realizzata con motore anteriore, trazione anteriore, le sospensioni Mc Pherson indipendenti e inizialmente a due porte (poi saranno 3 e infine 5). La 127 è stata in produzione per 16 anni, durante i quali le tre serie realizzate hanno venduto più di 5 milioni di esemplari, praticamente in tutto il mondo.
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1972 - Fiat 127. Il premio ritorna (e a ragione) in Italia. La 127 vince per distacco su Renault 15 e Mercedes-Benz 350 SL, è un plebiscito: seconda e terza classificate, messe insieme, non arrivano a prendere i voti della prima. La 127 è l'ultima auto firmata da Pio Manzù, designer italiano, morto giovanissimo come una rock star, in un incidente stradale, proprio mentre stava andando a presentare il modello della vettura che aveva appena finito di assemblare. Manzù era figlio dello scultore Giacomo Manzù e dopo aver completato gli studi classici si era dato allo studio delle forme. Entrato in Fiat dopo aver progettato un prototipo su base di NSU 80 Ro, Giacosa (non uno qualsiasi) gli aveva affidato il progetto 127. Di Manzù resteranno il modello City Taxi, che sarà la base su cui anni dopo verrà costruita la 126, le lampade "parentesi" e, appunto, la Fiat 127. L'auto doveva sostituire la Fiat 850, e venne realizzata con motore anteriore, trazione anteriore, le sospensioni Mc Pherson indipendenti e inizialmente a due porte (poi saranno 3 e infine 5). La 127 è stata in produzione per 16 anni, durante i quali le tre serie realizzate hanno venduto più di 5 milioni di esemplari, praticamente in tutto il mondo.
1973 - Audi 80. Nel 1972 l'Audi Union era di proprietà della Volkswagen e tra le auto in produzione, aveva l'urgenza di rimpiazzare la F103, una berlina tre volumi di classe media, molto elegante nel design ma altrettanto chiaramente legata ai canoni estetici dell'ex DDR. Per farlo la casa tedesca lanciò il modello 80. Capace di ben 23 modelli, la Audi Union 80 (poi semplicemente Audi 80) rimase in produzione per altrettanti 23 anni, decretando il successo di Audi e anche del gruppo Volkswagen.
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1973 - Audi 80. Nel 1972 l'Audi Union era di proprietà della Volkswagen e tra le auto in produzione, aveva l'urgenza di rimpiazzare la F103, una berlina tre volumi di classe media, molto elegante nel design ma altrettanto chiaramente legata ai canoni estetici dell'ex DDR. Per farlo la casa tedesca lanciò il modello 80. Capace di ben 23 modelli, la Audi Union 80 (poi semplicemente Audi 80) rimase in produzione per altrettanti 23 anni, decretando il successo di Audi e anche del gruppo Volkswagen.

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