Vasco come Ronaldo, al Grande Torino. Festa per 40 mila, e oggi si replica

Albachiara - sublime e crudele - porta all’apoteosi, ma sancisce l’arrivederci e grazie. Il triplice fischio. Già stasera, però, si torna in campo. Sempre a Torino
Vasco come Ronaldo, al Grande Torino. Festa per 40 mila, e oggi si replica© OPTIMA FOTO FOTO OPTIMA-AG ALDO LIVERANI SAS

TORINO - Il bello è che l’aveva detto, Vasco, nell’esclusiva a Tuttosport: «La mia band come il Real Madrid? Sì, i musicisti che mi seguono sono sempre tra i migliori nel loro ruolo, proprio come in una squadra di calcio sono perfettamente affiatati e hanno sviluppato un suono perfetto e compatto che non ha eguali al mondo». E guarda un po’, nel primo match del campionato blaschiano 2018, giocato ieri allo Stadio Grande Torino, il Cristiano Ronaldo della musica italiana ha ancora una vota dato una dimostrazione di potenza incontenibile e smalto, insieme con i… compagni di squadra. Presentati ruolo per ruolo dall’arbitro Diego Spagnoli, con tanto di completo nero e fischietto: dal “portiere” Matt Laug alla batteria, fino al bomber Vasco passando per il capitano Vince Pastano, il centravanti Stef Burns e via a seguire con centrocampo e difesa (menzione toccante per allenatore e capitano: indimenticabili Guido Elmi e Massimo Riva).

FISCHIO D’INIZIO - Al fischio d’inizio, comunque, pressing alto e una tranvata di energia con “Cosa succede in città” pestata al punto giusto: ti prende subito allo stomaco, concentrato di ribellione partorita oltre trent’anni fa ma perfetta da calare nei mala-tempi che corrono. Appena lo spazio per un saluto, per capire quante deviazioni hai, e la combriccola del Blasco - giù in platea e su sugli spalti - è tutta in mano al rocker di Zocca, che con voce perfetta, scatti da bomber e abbigliamento elvisiano calamita e poi rimbalza vibrazioni positive. Mica lo ha appagato, in effetti, il trionfo di Modena Park: il “Komandante” è carico e trainante, diverte e si diverte. Spiazza, alterna fasi e momenti. Struggente il binomio “E adesso che tocca a me-Come nelle favole”. Quando intona «io e te», Vasco, sembra dirlo uno per uno ai 40mila del Grande Torino. Infuocato (in senso anche fisico, con i pennacchi che sputano fiamme) il seguito: “Fegato fegato spappolato” potrebbe essere cantata in growl, da quanto spacca. E non a caso al termine scatta, laddove un tempo si citavano i Sex Pistols, il contro-omaggio ai Metallica: l’assaggio di Enter Sandman (magistralmente interpretato) conduce al successivo medley, bignamino della produzione più sgarzolina e piccante: Delusa, Mi piaci perché, Gioca con me, Sono ancora in coma… Da brividi, da lì a pochi minuti, il solo di Burns in Vivere non è facile, con ripresa: al solito, tecnica sopraffina ma mai fine a se stessa. Emozionale. Uno dei momenti più alti della prima parte del concerto, accompagnata poi - previa Sono Innocente e La fine del millennio - alll’interludio. A proposito, ma quant’è brava la Antolini!?! Politalentuosa, polistrumentista. New entry, offre un tappeto di suoni “altro”, insieme con le tastiere dei veterani Rocchetti e (più tromba) Nemola.

SECONDO TEMPO - Nella ripresa spazio ai capisaldi e alle pietre miliari, con arrangiamenti meno imprevisti e imprevedibili (ma fino a quel momento è stato sfizioso assai essere stuzzicati da sound a sorpresa, chiedendosi fin dove si sarebbe spinta l’inventiva di Vasco e Pastano). Si riparte con i power chord della “C’è chi dice no” potente e quasi “marciata”. Gli Spari sopra e Siamo solo noi, in cui Torresani - altra new entry, al basso, aspettando il ritorno del Gallo - supera alla grande la prova: se le issa sulle spalle con la disinvoltura di chi le suoni da una vita e non da soli pochi giorni (sfizioso vederlo contrabbasseggiare nel medley soft). Rewind con tanto di reggiseni al vento come da copione. E via andare, con le varie ed eventuali che han fatto la storia della musica italiana, sino al finale collaudassimo e imprescindibile: Canzone svuota gli accendini e strappa le lacrime, anche a Vasco. Albachiara - sublime e crudele - porta all’apoteosi, ma sancisce l’arrivederci e grazie. Il triplice fischio. Già stasera, però, si torna in campo. Sempre a Torino.

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