Sci: la lezione mondiale all'Italsci di Odermatt & C.

Mostruosa dimostrazione di classe e tecnica dello svizzero, che domina la discesa di Courchevel davanti a Kilde. A lungo fa sognare il giovane Schieder, che precede d'un soffio Paris, ma viene superato da chi, come l'austriaco Schwarz arriva dallo... slalom. Il futuro c'è, serve con cambio di mentalità e filosofia tecnica
Sci: la lezione mondiale all'Italsci di Odermatt & C.© Getty Images

TORINO - Il sogno dura 15 discese, quasi quaranta minuti. I primi trenta Florian Schieder è addirittura seduto sulla poltrona del leader, di chi ha in mano l'oro virtuale. Poi arriva Marco Odermatt, il fenomeno dei fenomeni. Vabbé, stava scritto. E alla fine anche l'altro extraterrestre della velocità, quel Alexander Aamodt Kilde che sfata definitivamente il tabù Mondiali ma ci resta ancora d'argento e stavolta nettamente, perché nella foga di rispondere alla prova monstre del rivale svizzero esagera, calca troppo su una neve aggressiva che manda in confusione Mattia Casse, a lungo questa stagione primo degli "umani”. Stavolta, nella discesa iridata di Courchevel, sembrava esserlo Florian Schieder, 27enne altoatesino di Castelrotto (il paese di Denise Karbon e Peter Fill, quattro medaglie iridate), scattato per primo dal cancelletto e voglioso di cancellare il dolore di due anni fa, quando ai Mondiali di casa a Cortina, conquistati con un 14° posto a sorpresa a Kitzbuehel, si distrusse il ginocchio sinistro in gara. Un anno e mezzo fermo, per una complicazione e una seconda operazione, a novembre in ritorno. I primi risultati buoni (13°) in Gardena e a Bormio, poi l'exploit sulla Strief, la "sua" pista: secondo col pettorale numero 43, primo podio alla 34ª gara in Coppa, la 20ª discesa. Attacca, Florian. Spaziale nella diagonale iniziale che ricorda la Steilhang di Kitz. Accelera. Fa solo un errore, in attacco muro finale. Che paga. Decisivo nella corsa al podio, anche se la vittoria dista più di un secondo, l'abisso scavato da Odermatt rispetto agli "umani", con anche Kilde costretto a pagarne mezzo. Il problema, per Schieder, è che con il pettorale 12 arriva James Crawford, che si conferma in condizione clamorosa e dopo l'oro del superG si piazza davanti, anche se per appena 4 centesimi. Resiste pure all'attacco di Dominik Paris, il talento di Castelrotto. A quel punto è fatta. «Peccato per quella cavolata che ho fatto in fondo, ma è stato bellissimo anche partire per primo - racconta Schieder -. Comunque ho dato il massimo e sono in crescita. Riparto da qui e mi rituffo in Coppa». Anche Paris, che paga un altra volta la voglia di tagliare, essere troppo aggressivo. Ma ancor più la mancanza di curve. «Dato tutto ma non basta - commenta Domme -. Prima del piano non sono riuscito a fare velocità. Odermatt? Su piste tecniche è ancora più veloce di quanto non sia normalmente». Al netto del fatto che la pista in alto si velocizza col sole (6° Muzaton col 24), la lezione di questa mondiale, con un Odermatt padrone assoluto partendo proprio dal dominio in gigante (scia in discesa con gli scarponi aggressivi di quella specialità...), ma anche con il quarto posto a 4 centesimi dal podio di Marco Schwarz, l'austriaco nato slalomista e argento qui in combinata a 10 centesimi dal francese Pinturault, che ha esordito in discesa di Coppa soltanto un mese fa a Wengen. Questo è lo sci moderno. Si parte dalle curve più tecniche per alzare raggi e velocità. O ci si butta come delle iene, senza guardare alla forma ma alla sostanza e tanto meno ai rischi, tipo i canadesi Crawford e Alexander Cameron, che scendendo subito prima di Schwarz (pettorale 20) fa a prendersi il bronzo a sorpresa. Alla fine Schieder è settimo, Paris ottavo, un orgoglioso Matteo Marsaglia 14° all'addio, Casse 17°. L'Italia della velocità non sfigura e soprattutto dimostra di avere un futuro, anche pensando al recupero di Giovanni Franzoni, infortunato. Milano Cortina 2026 è un traguardo importante, ma qualcosa deve cambiare. Filosoficamente in primis.

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