Rossella Fiamingo: "Due Giochi, un viaggio e un libro"

Due podi olimpici non bastano alla stella della spada, musicista e laureata: "Con lo sport ho battuto anche la mia timidezza. L’amore tra atleti? Uno sguardo per capirsi. Ma conviviamo, per vederci"
Rossella Fiamingo: "Due Giochi, un viaggio e un libro"© Getty Images

È stato papà Giuseppe a proporre la scherma a Rossella Fiamingo. «Quando avevo 7 anni mi ha portato in palestra, prima andavo a danza, ginnastica ritmica. Così ho scoperto il mio amore per lo sport. Prima la scherma era l’attività di mio fratello».

Rossella, così è nato l’argento olimpico di Rio e i due titoli mondiali?

«Mi è piaciuto molto, ma la svolta per me è sempre un’altra. Il mio maestro mi aveva esclusa, perché ero ancora molto piccolina. Avrei potuto non tornare più, ma quando sono respinta, quando mi dicono che non posso riuscirci, per me diventa una sfida. Poi rispetto alla ginnastica ritmica, ho capito dalle gare regionali che riuscivo meglio nelle prove individuali, che riuscito a superare la mia timidezza, mentre in una squadra tendevo a nascondermi. Ma nella scherma ora riesco a dare il massimo anche a squadre».

E quando ha capito che sarebbe stata la sua attività?

«Nel 2008, la vittoria ai Mondiali giovanili in casa mia, ad Acireale. Pensavo ancora che le Olimpiadi fossero un sogno e invece nel 2012, sono stata la più giovane tra i convocati della scherma per Londra. Un’emozione unica. Ho una grande fortuna, lo dicono tanti atleti, e aver reso la ma passione anche un lavoro. Anche per questo voglio vincere, sempre, ho ancora tanto, mi alleno per migliorare, ho margini, sono attenta ai particolari. Ho ancora il fuoco, sento il bisogno di esprimermi».

Fino a quando?

«Ancora due Olimpiadi. Le carriere si sono allungate, Nathalie Moellhausen ha 37 anni ed è ancora molto competitiva. Posso esserlo anche io a Los Angeles 2028, quando avrò proprio 37 anni. Nel 2022 ho ritrovato anche la continuità nelle gare individuali. Ora l’obiettivo è la qualifica per Parigi».

Non le sono mai pesate le rinunce?

«No, ma del resto ho sempre avuto altri interessi. Ho studiato pianoforte al Conservatorio, mi sono diplomata. Ho continuato a studiare, mi sono laureata e sto per concludere il Master. Certo, bisogna fare rinunce, sacrifici, ma se guardo cosa fa il mio fidanzato, insomma l’impegno è gravoso però ci sono le emozioni, le gratificazioni».

Siccome ne ha fatto cenno, lei ha anche trovato l’amore nello sport. Con Gregorio Paltrinieri. È più facile intendersi tra atleti, o più difficile ritrovarsi visti i rispettivi impegni?

«La verità sta nel mezzo. È più facile capirsi e/o accettare. Ma è dura ritrovarsi. Siamo entrambi molto impegnati. Lui rientra da uno stage di un mese e io parto per Barcellona. Rientro io e riparte lui. Però adesso viviamo assieme. Sì, in settembre ho deciso di lasciare la mia Sicilia e vivere con Gregorio. C’è poi il vantaggio degli allenamenti e insomma, sono felice al 100%. Credo proprio di aver trovato il giusto equilibrio e mi sento più tranquilla, serena».

Non ci ha detto se è più facile tra due sportivi capirsi, condividere.

«So che con Gregorio non c’è bisogno a volte di parlare, basta uno sguardo. Durante il periodo di gare. Conosciamo il rispettivo impegno mentale e fi sico. E quando si gioisce in due, è bellissimo».

Lo sport è la sua vita. Lo sarà anche dopo l’agonismo?

«Mi verrebbe da dire rispondere “ni”. Ho curato gli altri miei interessi. Ho quasi concluso il Master in Scienze della nutrizione. Mi piacerebbe essere dietista. Del resto amo proprio mangiare, avendo il vantaggio di non ingrassare».

Così innamorata dello sport che non si ferma mai, l’abbiamo vista correre, andare in palestra, dai suoi interventi sui social network, anche quando non è impegnata nella preparazione.

«A volte mi piace provare la sensazione di fermarmi per sentire perdere un po’ il muscolo. Ma devo ripartire subito, devo bruciare».

Un obiettivo al di fuori dello sport.

«Gregorio e io amiamo viaggiare. L’idea dopo le Olimpiadi di Parigi è di fare un viaggio lungo, diverso dai nostri soliti anche per lo sport. Ecco vorrei girare un po’, senza fermarmi, conoscere persone, usi, costumi, cucina. Soffermarmi. Senza il pensiero delle gare. Poi ho un sogno».

Ora deve svelarlo.

«Vorrei scrivere un libro. Ma non un autobiografia classica, perché le autobiografie, ancor più sportive, mi annoiano. Vorrei scrivere un racconto di vita che trasmetta attraverso le emozioni il bagaglio di esperienze che ho accumulato. Vorrei essere utile».

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