Atletica, appello dei deferiti a Malagò: «Chiediamo tempi brevi»

Lettera di alcuni degli atleti deferiti dalla Procura Nazionale Antidoping per la vicenda della mancata reperibilità al n° 1 del Coni: «Dopo il rinvio restiamo nel limbo»
Atletica, appello dei deferiti a Malagò: «Chiediamo tempi brevi»© LaPresse

ROMA - Una lettera-appello al presidente del Coni, Giovanni Malagò, perché possa essere accelerato quanto più possibile il procedimento che li riguarda è stata sottoscritta da alcuni dei 26 atleti deferiti dalla Procura Nazionale Antidoping per la vicenda della mancata reperibilità. A firmarla sono Roberto Bertolini, Filippo Campioli, Roberto Donati, Fabrizio Donato, Giovanni Faloci, Giuseppe Gibilisco, Daniele Greco, Andrew Howe, Anna Incerti, Daniele Meucci, Ruggero Pertile, Silvia Salis, Daniele Secci e Silvia Weissteiner. L'obiettivo è quello di poter preparare in serenità la stagione e l'appuntamento olimpico, anche se alcuni dei firmatari non sono più in attività. "Abbiamo atteso con trepidazione venerdì perché eravamo certi che finalmente si sarebbe fatta chiarezza. Purtroppo - si legge nella lettera - non è stato così (il Tribunale ha rinviato l'udienza per sentire altri testi, ndr.) per cui ci troviamo in una sorta di limbo. Conoscendo la sua sensibilità siamo convinti che coglierà lo spirito del nostro messaggio".

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LA LETTERA - "Rispettiamo il Tribunale, apprezziamo l' attenzione mostrata nell'approfondimento del caso", prosegue la lettera. "Noi d'altro canto abbiamo già mostrato la nostra collaborazione rispondendo alle domande poste dal collegio giudicante e dalle parti nelle scorse udienze e producendo documenti a supporto delle nostre affermazioni. Non possiamo tuttavia negare che la decisione di rinviare la decisione per l'acquisizione di nuove prove a data da destinarsi, ci pone in una situazione psicologica molto difficile". "Abbiamo apprezzato le sue esternazioni quando ha avuto origine questa vicenda. Nel ringraziarLa, non le nascondiamo che proprio dalle sue dichiarazioni abbiamo tratto la forza per continuare ad allenarci con serenità, nonostante il fardello di un'accusa che mai ci saremmo aspettati ci venisse rivolta. Da allora sono trascorsi quasi tre mesi e le inadempienze che ci vengono erroneamente contestate, senza che mai prima dello scorso dicembre ci venisse sollevato alcun rimprovero, risalgono a circa cinque anni fa. Ad oggi ancora non sappiamo quale sarà il nostro futuro. Siamo tutti convinti di aver ampiamente dimostrato, come lei aveva prontamente predetto, che siamo stati vittime di un sistema che non funzionava e crediamo di avere diritto di veder conclusa questa vicenda". "Molti di noi si stanno allenando in vista dei Mondiali Indoor di marzo e degli Europei di luglio, qualcuno si sta impegnando per ottenere la qualificazione alle Olimpiadi di Rio. In questa situazione non siamo in condizione di allenarci come sarebbe necessario e la pressione psicologica alla quale siamo sottoposti aumenta notevolmente il rischio di infortuni. Rinnoviamo il massimo rispetto nella Giustizia sportiva e negli Organi chiamati ad amministrarla. Chiediamo soltanto che i passaggi ancora necessari per giungere a sentenza siano fatti in tempi rapidissimi. Riteniamo un diritto nostro e di tutto lo sport italiano che gli atleti che saranno chiamati a difendere il tricolore nel consesso olimpico possano farlo essendosi preparati nelle migliori condizioni possibili. Non sarà comunque così perché in questo ultimo periodo nessuno di noi ha avuto la serenità per farlo. Speriamo però che il tutto possa avere una pronta e corretta definizione. Certi della sua sensibilità e comprensione, La ringraziamo per l'attenzione".

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