Canoa, Susanna Cicali: «Faccio la Miss e vado più forte»

TORINO - A quattordici anni ha conquistato il mondo della canoa mettendosi al collo l’oro iridato juniores della maratona, a diciannove quello dello spettacolo indossando la fascia di Miss Italia Sport. Ora a ventidue, continuando le incursioni nello showbiz (come il red carpet del Festival del cinema di Venezia), è pronta a raddoppiare. In acqua. Vuole vincere da sola e con la sorella Stefania, di cinque anni più grande. Susanna Cicali, fiorentina delle colline del Chianti (Bagno a Ripoli), 6 medaglie tra Mondiali ed Europei e 13 titoli italiani giovanili di velocità e maratona, è uno dei talenti azzurri della canoa, pronta al salto tra i “grandi”. In acqua, anche se è cercata dagli obiettivi e dalle telecamere. La spiegazione è tutta nelle foto che pubblichiamo. Il perché sia atleta e promessa campionessa lo capiamo dalle sue parole.

Susanna, perché la canoa?
«E’ una passione di famiglia. Mio padre Stefano l’ha trasmessa ai suoi tre figli: Stefania, Filippo ed io. Mio fratello ha smesso presto per problemi alle spalle, io e mia sorella siamo in Nazionale. E adesso possiamo gareggiare insieme. L’unica “normale” è mamma Annalisa. Ma senza di lei, che ci portava in auto su e giù da casa all’Arno due volte al giorno non saremmo qui».

E neppure “Miss Italia Sport” del 2011...
(ride) «E’ stato più che altro una parentesi interessante, la voglia di togliermi uno sfizio. Il vero obiettivo era trovare qualche sponsor, mostrare un “volto nuovo”. Si dice così no?».

Ci sono state molte polemiche per quel concorso: i puristi dello sport e ancor più quelle delle donne non erano contrari.
«Mah, io ho dimostrato che si può andare a Montecatini e diventare Miss Italia e continuare a fare la vita d’atleta. Anzi, andare più forte. Intorno avevo solo persone che mi dicevano che la mia vita sarebbe cambiata, che le distrazioni mi avrebbero allontanata dallo sport. Io ho voluto dimostrare che non è così. La mia vita è lo sport, non la tv. Mi sono impegnata, mi sono allenata anche nei giorni del concorso. E due mesi dopo ho vinto i Mondiali Under 23 di maratona a Singapore. Solo che...».

Solo che?
«Dopo sei ore mi hanno squalificato per aver toccato una spagnola all’ultima boa. Era arrivato un acquazzone, non si vedeva a. Lei non ha fatto ricorso e francamente non so cos’abbia visto quel giudice. Se ci penso mi viene ancora il nervoso. Lo sport a volte è così crudele. Meglio comunque dello spettacolo, però».

Ovvero?
«Il mio fidanzato è il cantautore Davide Pezzella, norme d’arte Verso. Vedo quanto è difficile entrare se non hai... calci nel sedere. Lo sport è più meritocratico. A parte quella volta a Singapore...».

Cos’ha pensato dopo l’incidente nel reality tv nel quale hanno perso la vita tre campioni francesi?
«Che morire così è assurdo, ma “per fortuna” - e lo dico tra virgolette - la Muffat e gli altri le loro soddisfazioni se l’erano tolte. Avevano inseguito i loro sogni nello sport e li avevano realizzati».

I reality sono finiti nel mirino delle critiche.
«E’ la legge dello spettacolo, per fare audience serve sempre più gente famosa. Gli atleti sono tra i personaggi ideali per mettersi in mostra».

Lei ne farebbe uno?
«Perché no? Sarebbe una bella esperienza, specie l’Isola. Ma ora non posso. Sono in una fase della mia vita nella quale lo sport viene prima di tutto».

Quali sono i suoi sogni da realizzare?
«Vincere di nuovo i Mondiali e magari farlo anche in coppia con mia sorella. I campionati sono a settembre in Ungheria, in casa delle più forti. Voglio vendicare quella squalifica e la beffa dell’anno scorso a Oklahoma City».

Cosa è successo?
«Ero in perfetta corsa per il podio, in controllo. All’ultimo trasbordo, cioè il tratto a piedi che dobbiamo fare a ogni giro portando la canoa fuori dall’acqua, mi è caduta la barca. Ho perso tre secondi e il bronzo per uno... Dopo due ore di gara scoccia...».

Ecco, ma perché proprio la maratona? Non è neppure nel programma olimpico...
«Purtroppo no, ma è la gara che mi riesce meglio. Serve fisico, ma anche e soprattutto testa. E io sono una cerebrale. E poi altro che noia, a me la maratona diverte».

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