Ciclismo, il ct Villa: "Ganna top a Roubaix e... Parigi"

Intervista al commissario tecnico delle nazionali maschile e femminile di pista: "Pippo a Sanremo ha preso fiducia, ha gamba e in uno sprint potrebbe usare il velodromo a suo favore"
Ciclismo, il ct Villa: "Ganna top a Roubaix e... Parigi"© /Agenzia Aldo Liverani Sas

Parigi-Roubaix e ritorno. Spazio e tempo uniscono speranze e luoghi di Filippo Ganna, aspirante conquistatore di pietre del nord e già da anni signore dei velodromi di tutto il mondo. Roubaix è il traguardo di un sogno e al tempo stesso la tappa di un viaggio, quello che porta ai Giochi di Parigi 2024. Marco Villa, ct delle nazionali maschile e femminile di pista, conosce Ganna come pochi altri.

Villa, è il weekend del sogno Roubaix per Filippo.
«Secondo me sta bene, sa che in una gara così ci sono tante insidie e che dovrà andare tutto nel verso giusto, ma la Sanremo gli ha dato fiducia e consapevolezza. Sa che ora può chiedere di più a sé stesso e alla sua squadra, in termini di uomini e di tattiche. Già l'anno scorso poteva giocarsi qualcosa di importante ma la presenza di Van Baarle (vincitore 2022 e allora compagno di squadra di Filippo, ndr) in testa lo obbligò a determinati compiti».

Stupito del suo exploit alla Sanremo?
«No. So che può fare quel tipo di sforzi, che siano in pista o in salita alla fine cambia poco. Era con i migliori, ha avuto la forza di chiudere su Pogacar, doveva forse crederci di più anche con Van der Poel. Quel tipo di menata, di attacco, ce l'ha e in pista si è sempre visto » .

Pensando alla Roubaix il lavoro in pista gli può dare un vantaggio che Van der Poel o Van Aert non hanno?
«La gamba. E poi la capacità di duellare testa a testa nei momenti chiave della corsa. Dall'anno scorso ha intensificato il suo lavoro anche nell'americana. E poi penso ad un eventuale sprint nel velodromo di Roubaix: non è un Cavendish o un Viviani, ma sa come usare la pista a suo vantaggio in uno scontro diretto con un rivale».

Quando Filippo vinse la Roubaix Under 23 nel 2016 era già campione del mondo su pista. C'è il suo zampino nella costruzione di questo sogno?
«Mi sono limitato a farlo crescere e fargli capire che lo sforzo che sapeva fare in pista gli sarebbe servito anche su strada. Qua mi fermo, poi è tutta roba di Pippo».

Ganna sta cambiando i suoi obiettivi, ampliando i proprio orizzonti. Questo cambia qualcosa nel vostro approccio verso Parigi?
«Sta evolvendo come ha sempre fatto. Il cronometro dice che ogni anno è andato più forte del precedente. Non direi che si sta trasformando, Pippo ha sempre fatto quello che ha saputo fare, seguendo passaggi e step giusti nella sua carriera. Non mi sembra che abbia perso tempo con la pista come tanti dicono: in fondo ha un oro olimpico in più degli altri».

Dal maschile al femminile la pista è la colonna vertebrale del ciclismo italiano: gratificante per lei o frustrante perché i meriti se li prendono gli altri?
«Non voglio meriti per quello che stanno facendo i ragazzi in questi anni, ma mi fa arrabbiare quando sento dire che dovrebbero lasciare la pista per concentrarsi sulla strada. L'impegno c'è sempre, anche adesso che vincono in entrambe le discipline: non capisco questi giudizi, anche da parte di gente che ha tantissima esperienza ma non conosce i ragazzi. In Belgio a Lotte Kopecky che vince su pista e poi conquista in solitaria il Fiandre per il secondo anno di fila nessuno consiglia di lasciare la pista. Non voglio meriti, ma non ditemi che fa male».

Manderà un messaggio a Filippo? Cosa gli scriverà?
«Come sempre ci sentiremo prima della gara. Di solito gli dico semplicemente di stare tranquillo e sereno. Se sta bene, sa far tutto».

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