Tanto Uran, ma che errore la sua squadra!

A poco più di una settimana dalla conclusione di Trieste - complici cadute e meteo - l'uomo da battere è diventato un altro atleta di idioma spagnolo: il colombiano dell'Omega, che al termine della cronometro di ieri sulle terre dei nobili vini piemontesi ha schiaffeggiato l'ex leader Cadel Evans
FOSSANO - Quando il Giro stava per prendere il via dall'Irlanda, esattamente due settimane fa, i favoriti più o meno additati da tutti erano due corridori di lingua spagnola, il colombiano Nairo Quintana, secondo al Tour 2013 dietro Superman Chris Froome, e lo spagnolo Joaquin "Purito" Rodriguez, anche lui secondo non senza rammarico nel Giro di due anni fa, dietro il carneade canadese Ryder Hesjedal, che né prima né dopo seppe più ripetersi su quei medesimi livelli. Ebbene, ora a poco più di una settimana dalla conclusione di Trieste - complici cadute e meteo - l'uomo da battere è diventato un altro atleta di idioma spagnolo: il suo nome è Rigoberto Uran, colombiano dell'Omega, che al termine della cronometro di ieri sulle terre dei nobili vini piemontesi ha schiaffeggiato l'ex leader Cadel Evans. Attenzione, stiamo parlando di un corridore che l'anno scorso seppe terminare il Giro appena dietro il vincitore Vincenzo Nibali e davanti allo stesso Evans. Dunque, la prova contro il tempo tra Barbaresco e Barolo ha sentenziato un passaggio di consegne tra gli australiani e gli ispanici. I primi avevano dominato la prima parte della Corsa Rosa con la crono dell'Orica, poi con le maglie rose e con due vittorie di tappe di Michael Matthews, quindi con l'entrata in scena del già citato Cadel Evans, il cui regno a dire il vero pareva destinato a durare assai più a lungo. Adesso invece la corsa sembra essere tenuta saldamente nelle mani di Uran, anche se il ciclismo insegna che chi va inaspettatamente forte a cronometro possa rischiare un rendimento inferiore alle attese sulle salite. C'è poi da constatare un altro particolare curioso: tutta la squadra Omega e non soltanto Uran ha volato la prova contro le lancette. Lo testimoniano le presenze di altri tre corridori della formazione fiamminga tra i primi otto a Barolo: Bandiera quinto, Poels sesto e De Gendt ottavo. Che accadrà se per caso Uran si ritrovasse da solo su una delle tantissime salite che ancora ci aspettano? Come si potrà giustificare allora la massima profusione di sforzo di ieri da parte di compagni di squadra di un leader come Uran che era partito da Belfast con il chiaro intento di vincere il Giro? A nostro avviso, quello di Barolo è stato un evidente errore tattico dei tecnici dell'Omega. Contro Uran adesso ci proveranno ovviamente lo stesso Evans - ma la storia insegna che a 37 anni diventa impossibile vincere un Giro: il più vecchio trionfatore fu Fiorenzo Magni, che nel 1955 aveva 34 anni e 180 giorni - oltre al polacco Majka e all'altro colombiano Quintana. Noi italiani risponderemo con un caparbio Diego Ulissi, che non deve puntare alla classifica finale ma diventare poco per volta un grande corridore da classiche; con Domenico Pozzovivo, che anche dopo la cronometro ha confermato di poter ambire al podio finale; con il sardo Fabio Aru, anche lui meglio del previsto a crono. Non sarà moltissimo, ce ne rendiamo conto, ma in questo Giro qualcosa si sta comunque muovendo per il nostro ciclismo. Che resta figlio legittimo del Paese, ossia una creatura in crisi. Inutile fare finta di niente....

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