Il Giro della rivoluzione vinto da un colombiano

E' il 23enne Nairo Quintana, che corre con la maglia della spagnola Movistar. Alle sue spalle, esattamente come un anno fa dietro Vincenzo Nibali è finito un altro colombiano, Rigoberto Uran, a lungo padrone della corsa
TORINO - Oggi a Trieste terminerà il primo Giro d’Italia della storia vinto da un corridore colombiano, il 23enne Nairo Quintana, che corre con la maglia della spagnola Movistar. Alle sue spalle, esattamente come un anno fa dietro Vincenzo Nibali (stavolta assente perché proiettato sul Tour de France) è finito un altro colombiano, Rigoberto Uran, a lungo padrone della corsa - in special modo dopo l’arrembante cronometro di Barolo - ma poi distanziato come il nostro Fabio Aru, che oggi completerà il podio nella tappa di Val Martello.
E’ stato un Giro che ha emesso verdetti importanti. Innanzitutto, per la prima volta dopo dieci anni la classifica finale torna a essere conquistata da un giovanissimo, segno evidente di un progressivo passaggio di generazione. Nel 2004 si trattò di Cunego, allora neppure 23enne, adesso di Quintana. La tendenza attuale è avvalorata dal terzo posto di Fabio Aru, coetaneo del colombiano trionfatore. E di contro, proprio in questo Giro s’è assistito al naufragio di alcuni “senatori” dai quali ci si attendeva un risultato assai superiore: in primis l’australiano Cadel Evans, uno dei favoriti della vigilia che aveva anche indossato la maglia rosa nel corso della prima settimana. Il 37enne canguro della Bmc ha confermato una sentenza non scritta ma sempre emessa dal ciclismo del Giro e cioè che sia difficile vincere una corsa così dura dopo una certà età (il record è di Fiorenzo Magni nel 1955, quando il toscano aveva 34 anni e 180 giorni). Evans è finito ottavo nella generale a ben 12' da Quintana. Peggio di lui ha fatto Ivan Basso, che di anni ne ha 36 e che di minuti persi per strada ne accusa oltre 32, per un quindicesimo posto conclusivo che impone al leader della Cannondale un profondo esame di coscienza, anche perché stiamo parlando di un atleta che di Giri ne ha vinti addirittura due.

Il ciclismo italiano esce comunque confortato da questo Giro: di Fabio Aru si è già accennato, perché è lui la grande speranza del Bel Paese nonché il degno erede di Vincenzo Nibali, di sei anni meno giovane rispetto al sardo. Ma il Giro degli.... italiani è stato anche quello di Diego Ulissi, che potrebbe diventare un grandissimo uomo da classiche dopo averci esaltati a Viggiano e Montecopiolo, oltre al secondo posto nella cronometro di Barolo; di Enrico Battaglin, commovente ed eroico sulla salita di Pantani, davanti al Santuario di Oropa. Ma anche Marco Canola, Dario Cataldo, Giacomo Nizzolo e dello stesso ingenuo Domenico Pozzovivo, tutti comunque protagonisti. Il prossimo anno di parlerà di un Giro quasi esclusivamente su territorio italiano, con Torino e Milano su tutte in pole position per diventare sedi di partenza e di arrivo. E chissà che per allora l’uomo da battere non diventi proprio Fabio Aru, il quale poi potrebbe anche andare a fare esperienza al Tour, ma senza assilli di classifica.
Alberto Piovi

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