Golf, Manassero:«Adesso non voglio fermarmi»

Il campione veronese qualificato per Rio 2016: «Avevo perso fiducia, poi nello US Open è arrivata la svolta»
Golf, Manassero:«Adesso non voglio fermarmi»© EPA

ROMA - Dagli esordi come enfant prodige del golf al pass olimpico per Rio 2016, Matteo Manassero è l’uomo delle sorprese. Dopo il brillante terzo posto nello Scottish Open di domenica scorsa, che gli è valso l’accesso all’Open Championship, la rinuncia alle Olimpiadi di Francesco Molinari gli ha aperto le porte della competizione a cinque cerchi, dove rappresenterà l’Italia insieme a Nino Bertasio, Giulia Molinaro e Giulia Sergas. Un concentrato di emozioni vissute tutte d’un fiato, il modo migliore per urlare al mondo “sono tornato” e chiudere in un cassetto tre anni di delusioni. «Sono felice dell’opportunità di poter rappresentare l’Italia a Rio 2016 e mi emoziona l’idea di gareggiare ai Giochi Olimpici» così Matteo ha espresso la soddisfazione per aver raggiunto un traguardo insperato, subentrando a Molinari come prima riserva del ranking olimpico dell’International Golf Federation. Un sogno nato il 9 ottobre 2009 quando il suo discorso ai membri del Comitato Olimpico Internazionale (riuniti a Copenhagen per riammettere il golf fra le discipline olimpiche) strappò applausi a scena aperta. Gli stessi applausi che il pubblico scozzese gli ha tributato la settimana scorsa mentre il suo gioco, fatto di classe e solidità, lo (ri)proiettava nel gotha del golf.

Nello Scottish Open hai condotto tutto il torneo ai vertici della classifica, chiudendo al terzo posto. Che effetto ti ha fatto rivederti in lotta per la vittoria?

«Sono stato molto felice di vedere il mio nome così in alto in graduatoria. Essere in corsa per il titolo mi ha dimostrato che posso tornare a esprimermi ai livelli che inseguivo da due anni, rafforzando la convinzione nei miei mezzi».

Cosa ti serviva per tornare a essere così competitivo?
«Avevo bisogno di trovare la continuità di rendimento all’interno della gara. Negli ultimi due mesi mi ero espresso su ottimi livelli di gioco, ma nell’arco delle 72 buche mancava sempre all’appello un giro per confermarmi in alta classifica».

Dal prestigioso successo nel Bmw Pga Championship del 2013 al terzo posto nello Scottish Open: tre anni difficili con una flessione di risultati. Che spiegazione ti sei dato?
«C’è stata una progressiva perdita di fiducia. Poi sono arrivato a un punto in cui ho guardato dentro di me e ho deciso di intraprendere un nuovo percorso per ritrovare consapevolezza della mia forza. Sono ripartito dai concetti base del mio gioco, senza apportare modifiche tecniche. Ci tengo a sottolineare che ho sempre avuto la massima fiducia nel mio team, nonostante le tante critiche ricevute».

Qual è stata la scintilla che ha fatto decollare la tua stagione?
«In primavera ho iniziato a sentire buone vibrazioni e, gara dopo gara, ho ricostruito le mie certezze, soprattutto nei momenti di maggior pressione in campo. La qualificazione all’Us Open e la buona prestazione (46°, ndr) in Pennsylvania mi hanno fatto capire che ero sulla strada giusta. Dopo tanto tempo che non mi misuravo in un major con i migliori giocatori del mondo, ho avuto ottime risposte. Riuscire a esprimermi su buoni livelli di gioco in uno dei tornei più difficili della stagione ha fatto scattare qualcosa dentro di me».

Ad aprile sei sceso in campo nel Campionato Nazionale Open. Quanto ti ha aiutato sentire la stima e l’affetto del pubblico italiano?
«Sono orgoglioso di aver ricevuto così tanto calore dagli appassionati di golf italiani. Ho percepito il loro desiderio di vedermi tornare in alto: è stato un segnale della crescita dell’interesse verso il golf nel nostro Paese».

Ti senti pronto per un ruolo da protagonista nel prossimo Open d’Italia?
«Non vedo l’ora di scendere in campo al Golf Club Milano e vivere un’altra esperienza emozionante, ma non voglio fare proclami. L’Open d’Italia è infatti una gara molto impegnativa, quasi un quinto Major per noi italiani».

Hai avuto la percezione di un maggiore fermento intorno al golf italiano dopo l’assegnazione della Ryder Cup 2022?

«Sicuramente il grande risultato raggiunto dalla Federazione Italiana Golf ha creato tanto entusiasmo e ha gettato le basi per un nuovo inizio. Il movimento golfistico italiano è vivo e noi professionisti ci sentiamo parte integrante di un progetto ambizioso».

Come convinceresti un ragazzo a giocare a golf?
«Gli direi che ora il golf è uno sport al 100%. Una disciplina completa che equipara i golfisti allo stesso livello degli altri atleti. Colgo l’occasione per invitare i giovani all’Open d’Italia affinché possano rendersi conto di persona della bellezza di questo sport e di quanto seguito stia creando in Italia».

Ufficio stampa Federazione Italiana Golf

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