Alessandra Averna: «Grazie al golf, batto la sclerosi multipla»

La malattia le ha cambiato la vita, lo sport la fa sognare
Alessandra Averna: «Grazie al golf, batto la sclerosi multipla»

Ci sono storie che andrebbero raccontate a prescindere da quale sia lo scopo e il pubblico di riferimento. In questo nostro appuntamento settimanale, noi abbiamo l’obiettivo di promuovere il golf come sport per tutti, in un senso molto esteso del concetto. La storia di Alessandra Averna va ben oltre questo scopo ma rappresenta forse la miglior promozione del golf come speranza di una vita bella come avrebbe potuto e dovuto essere. Anche se a un certo punto il destino sembrava avere un’idea diversa.

Eri una ragazza spensierata, di quelle che si definiscono fortunate. Giovane, di successo, con il sogno di diventare una campionessa di golf e con un fidanzato accanto. Ma da un giorno all’altro la tua vita non è stata solo discesa.

«Esattamente. Sono stata una golfista dilettante di ottime prospettive, 10 anni di Nazionale giovanile e la consapevolezza di poter puntare a un’ottima carriera. Nel 2012, dopo una settimana dall’essere diventata professionista, ho vinto la mia prima gara e mi aspettavo di godermi appieno il momento».

E invece?

«E invece qualche giorno dopo mi sono svegliata nel cuore della notte con un dolore lancinante alla base della schiena. Pensai che si trattasse di affaticamento dovuto all’allenamento in palestra che in quel periodo avevo intensificato. Presi un antidolorifico e riuscii a prendere sonno ma dalla mattina dopo iniziai ad avvertire una strana sensazione di formicolio ai piedi. Qualcosa non andava e me ne rendevo conto ma confidavo passasse quanto prima. Ma non fu così».

UN'ESTATE SUL GREEN 

Seguirono mesi di controlli ma il verdetto, duro da accettare, arrivò molto dopo…

«All’inizio a mio padre dissero che nel bene poteva essere sclerosi multipla e nel male un tumore. Non proprio una situazione semplice da accettare ma qualche mese dopo mi sentivo meglio e la lesione alla schiena, evidenziata dalla prima risonanza, era sparita. Festeggiai convinta che tutto fosse alle spalle ma più tardi ho scoperto che è una cosa normale. La sclerosi multipla, per essere diagnosticata, deve presentarsi con almeno due attacchi e il secondo arrivò nel gennaio del 2014, sempre di notte ma stavolta all’altezza del collo. In quel momento capii veramente cosa avevo e che la mia vita sarebbe cambiata».

Ovviamente parliamo di uno choc enorme, ma quale è stata la tua reazione immediata?

«Nel primissimo periodo, alle prese con i sintomi e i dolori derivanti dal secondo attacco, il mio unico pensiero era tornare a sentirmi bene e il golf era un elemento fondamentale in questo. Continuai a giocare e a fare tornei, nonostante mi risultasse molto più difficile e fossi sempre molto stanca. Mi sentivo viva e la mia vita era sempre stata quella. Volevo restasse tale».

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Ma inevitabilmente i pensieri relativi alla tua carriera sono passati in secondo piano. Cosa ti faceva più paura?

«Rovinare la vita di Filippo (Bergamaschi, golfista professionista da oltre sette anni al suo fianco, ndr) e per questo ho provato a lasciarlo. Lui non ha minimamente preso in considerazione l’idea e oggi siamo ancora insieme. Mi ha anche fatto da caddie nelle gare che ho giocato fino alla fine del 2015, in alcuni casi dovendomi quasi sorreggere nelle ultime buche».

A fine 2015 hai tentato ancora di conquistare un posto nel Ladies European Tour. Il non riuscirci è stata una svolta?

«Nei mesi precedenti avevo cambiato approccio alle gare. Sapevo di dovermi gestire per cui mi ero dedicata alla riabilitazione per presentarmi al meglio alla gara decisiva ma dopo due giri mi sono resa conto che non era più possibile e mi sono ritirata. È stata una svolta, è vero. Per la prima volta ho avuto un periodo di crisi fatto di “perché proprio a me?”, “cosa ho fatto di male?”. Ma è durato poco. Ho capito che la mia strada sarebbe stata diversa ma comunque bella e nel golf. Sto studiando per diventare mental coach, sono convinta di poter aiutare i ragazzi ad avere il giusto approccio, in campo e fuori. In più farò il corso per diventare maestra».

E al futuro come ti rivolgi?

«Ho imparato a pensare che il futuro è un’incognita per tutti, per me ha solo qualche punto interrogativo in più. Ho letto tante storie di donne malate di sclerosi multipla che hanno avuto anche più di un bambino. Anzi, essendo una malattia autoimmune, in quei 9 mesi il sistema immunitario lavora meno e si dice che ci si senta benissimo!».

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