Pattinaggio, Valieva: il caso doping arriva al Tas

Da febbraio 2022 ad oggi: tutti i passaggi della paradossale vicenda dell'atleta russa
Pattinaggio, Valieva: il caso doping arriva al Tas© EPA

Nel pieno delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, fece scalpore la positività al doping della pattinatrice russa Kamila Valieva, all'epoca quindicenne. Del suo caso da domani si occuperà il Tribunale di arbitrato dello Sport (Tas), in udienza a porte chiuse, fino alla fine della settimana. L'atleta (oggi 17 anni), gli esperti e i testimoni saranno ascoltati in videoconferenza. Per la sentenza si dovrà attendere. Entro 30 giorni sarà possibile ricorrere al Tribunale federale svizzero, ma solo per limitati motivi giuridici.

Fin dal suo svelamento, nel febbraio 2022, la vicenda è stata paradossale: l'età avrebbe dovuto garantire a Valieva la totale riservatezza, secondo le regole dell'Agenzia mondiale antidoping (WADA) per i soggetti "protetti", ovvero sotto i 16 anni. Ma il teatro mediatico olimpico e il livello eccezionale della giovane, che aveva appena vinto la gara a squadre, realizzando il primo salto quadruplo femminile nella storia dei Giochi, le diedero un impatto mondiale. In seguito la federazione di pattinaggio ha alzato la soglia per l'ingresso nella categoria senior dai 15 ai 17 anni dal 25/2024, citando "salute fisica e mentale e emozionale" degli atleti.

Fu l'autorità antidoping russa (RUSADA) a testare Valieva il 25 dicembre 2021, durante i campionati russi da lei vinti, prima di inviare il suo campione al laboratorio di Stoccolma accreditato dalla WADA. Ritardato dal Covid, il risultato piombò nel pieno delle Olimpiadi: l'esame aveva rivelato una minuscola concentrazione di trimetazidina, vietata dal 2014 perché favorirebbe la circolazione sanguigna. Più di un anno e mezzo dopo, il podio nella gara a squadre è ancora in sospeso, con grande sgomento di americani, giapponesi e canadesi battuti dai russi. Vinta dallo stress, Kamila Valieva finì per crollare, scoppiando a piangere durante la gara individuale.

Lo scorso gennaio la Commissione disciplinare RUSADA ha rivelato di non aver imposto alcuna sospensione alla pattinatrice, ritenendo che non avesse commesso "nessuna colpa o negligenza". Lei è tornata alle gare, classificandosi seconda a fine 2022 ai campionati russi. WADA, ISU e RUSADA hanno quindi portato la questione davanti al Tas, chiedendo fino a quattro anni di sospensione e l'annullamento di tutti i suoi risultati dalla fine del 2021. Nella sua difesa la giovane aveva citato la "contaminazione tramite le posate" condivise con il nonno, curato con trimetazidina dopo l'impianto di un cuore artificiale, nonno che ogni giorno la accompagnava ad allenarsi.

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