Rugby, la squadra dei rifugiati di Casale rischia lo stop

La formazione potrebbe dover cessare l'attività a causa di problemi burocratici. Il presidente Pensa: «Se a molti giocatori non sarà riconosciuto lo status di aventi diritto all'asilo diventeranno clandestini»
Rugby, la squadra dei rifugiati di Casale rischia lo stop

TORINO - E' sufficiente avere come tifoso il presidente della Repubblica per continuare a giocare a rugby in Italia? La speranza è tutta negli occhi sgranati dei giocatori de “Le Tre Rose”. Una squadra "anomala", che ha sede al campo "Ronzone" di Casale Monferrato, a due passi da dove sorgeva l'Eternit, la fabbrica dell'amianto e dei 3mila morti per cancro. Ma l'anomalia de Le Tre Rose non sta tanto nei luoghi, seppur simbolici, quanto nelle persone. Infatti stiamo parlando della prima squadra interrazziale di rugby in Italia iscritta a un campionato federale, formata da 24 profughi e rifugiati richiedenti asilo (arrivati dall'Africa a Lampedusa con "Mare Nostrum) integrati con alcuni giocatori italiani e dell'Est Europa.

ROSE NERE - Le ha chiamate "le rose nere" colui che si è preso a cuore la sorte di questi ragazzi: il presidente del club, Paolo Pensa. Grazie a una deroga della Federugby, l'anno scorso Le Tre Rose ha potuto partecipare al campionato di serie C2: all'inizio sono state solo sconfitte, com'è normale per dei neofiti; per chi è abituato a lottare per vivere nulla è, però, impossibile, e così nell'ultima giornata di campionato è arrivata la prima vittoria, 35-33 sul Collegno, festeggiata come una Rugby World Cup. Il progetto "rose nere", pur tra difficoltà burocratiche e logistiche (i migranti sono affidati a cooperative differenti per organizzazione e distanti tra loro), è stato definito modello d'integrazione, ma ora è a rischio chiusura.

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TANTE SPINE - Tutto idilliaco ma poi esistono le leggi e qui viene il difficile. «Ho consegnato al cerimoniere di Mattarella - dice, preoccupato, Pensa - una lettera in cui spiego il problema delle verifiche prefettizie a cui vanno incontro i giocatori che, senza il riconoscimento dello status di rifugiati, si trasformeranno in clandestini e dovranno lasciare l'Italia. Purtroppo già diversi di loro hanno avuto un primo parere negativo e dovranno appellarsi in tribunale». Domenica parte la serie C2 e, in attesa degli eventi giudiziari, Le Tre Rose sarà regolarmente in campo in casa del Valle Tanaro grazie alla deroga, appena rinnovata dalla Fir, che ha donato al club abbigliamento sportivo e palloni. «Spero di portare a termine la stagione - aggiunge Pensa -. La volontà dimostrata dai ragazzi nell'imparare uno sport complesso come il rugby dice tutto sulla loro tempra. Vorrebbero trovare un lavoro. Quest'autunno qualcuno ha fatto la vendemmia, altri sono bravi meccanici ed elettrauti. Una chance la meritano».

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