Attenzione, vogliono uccidere la discesa

Rischia di scomparire dalle Olimpiadi per far posto alle gare indoor
Attenzione, vogliono uccidere la discesa

TORINO - L’allarme l’ha lanciato qualche giorno fa Gianfranco Kasper, da 27 anni a capo dello sci mondiale e da 15 nel Cio: la discesa rischia di uscire dalle Olimpiadi. Forse già a partire da Pechino 2022, la prima edizione bianca in una città che ha già ospitato i Giochi estivi (2008). Segno già di per sé stesso di quanto i cinque cerchi invernali (ma in generale gli sport) stiano diventando sempre più cittadini e meno montanari. Un trend aperto da Torino 2006. La regina dello sci, la specialità da sempre presente nel programma olimpico (da St. Moritz 1948) e che ci ha regalato l’oro con Zeno Colò a Oslo ‘52 e altre 6 medaglie fino all’argento di Christof Innerhofer a Sochi 2014, rischia dunque di scomparire. Non solo. Trema anche il superG (ovvio, si corre sulla stessa pista e ha le stesse controindicazioni), introdotto a Calgary ‘98 e del quale non possiamo dimenticare i trionfi di Deborah Compagnoni ad Alberville ‘92 e di Daniela Ceccarelli (con Karen Putzer di bronzo) a Salt Lake City 2002, senza contare il bronzo sempre di Inner due inverni fa in Russia. E rischiano pure il salto e le gare più lunghe (30 e 50 km) del fondo.

POCO PRODUTTIVA - Le motivazioni sono semplici: si tratta di discipline che hanno un rapporto costo-ricavi poco produttivo. Obbligano infatti gli organizzatori ad avere impianti complessi. La pista di discesa è lunga e deve avere determinati dislivelli e pendenze: numeri che guarda caso mancano a Pechino, meglio al sito alpino dei Giochi 2022, raggiungibile dalla capitale cinese con un’ora di treno superveloce; non parliamo dei trampolini, spesso (vedi Torino 2006) destinati all’inutilizzo. Inoltre le gare sono troppo lunghe e soggette al meteo. Insomma, non piacciono alle tv. Peter Schroecksnadel, il presidente della federazione austriaca, ovvero della patria dello sci e in particolare della discesa libera (vedi Kitzbuehel), fa notare infatti come lo slalom olimpico sia comprato da una quarantina Paesi, mentre sono appena una decina quelli che trasmettono (e quindi pagano per) la discesa.

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