Innerhofer, il secondo posto a "Kitz" è un piccolo miracolo

Ancora dolorante dopo l'infortunio di Santa Caterina, è stato battuto di un soffio dal "solito" austriaco Mayer. Ma festeggia come se avesse vinto
Innerhofer, il secondo posto a "Kitz" è un piccolo miracolo© EPA

KITZBUEHEL - Quando si parla di Kitzbuehel e della Streif - anche se ieri era giorno di SuperG (dunque si correva sul tracciato corto) - si parla di università mondiale dello sci. E ritrovarsi secondo, battuto di nove centesimi, è una di quelle sensazioni che ti colpiscono come un pugno nello stomaco. Anzi, possono colpirti. Perché Christof Innerhofer ieri se la godeva come se avesse vinto, altroché pugni. E poco importa che il successo gliel’abbia strappato l’austriaco Matthias Mayer, lo stesso che gli negò l’oro nella libera di Sochi alle ultime Olimpiadi invernali. Diciamolo: chiunque di noi si procurerebbe un foto di Mayer, l’appenderebbe in bagno e ci giocherebbe a freccette durante i momenti più privati...


ENERGIE RIDOTTE - Ma Innerhofer non è così, non ragiona così, non si comporta così. Anzi, è una sorta di vulcano che erutta energia e pensieri positivi. Anche perché c’è un antefatto: a Santa Caterina Valfurva ha rimediato una brutta botta che lo ha costretto a stare a riposo. Si temeva un infortunio peggiore, d’accordo. Ma non è stata una passeggiata. Qui a Kitz, per lui il ritorno alle gare di Coppa, ha dovuto centellinare le energie, ridurre le prove, tanto che giovedì è rimasto in hotel mentre gli altri testavano la pista.
«Avevo tanti dubbi - racconta felice - li avevo prima di venire qui, li avevo prima di fare le ricognizioni, li avevo ieri (giovedì, ndr) quando sono rimasto a riposo. E li avevo anche nelle prime ricognizioni. Però mi sono detto: le condizioni sono queste, è inutile fare il perfezionista, scia come sai fare e non pensare troppo. Certo, mi sembrava di aver finito le energie dopo il riscaldamento... Però in gara è andato tutto bene. Ho dovuto cambiare un po’ la mia sciata, stare un po’ di più “sugli” scarponi, perché altrimenti provavo molto dolore. Ho anche dovuto prendere un antidolorifico. Ma la chiave è stata questa: scendere, spingere, non pensare, non riflettere troppo». Anche quando ha quasi perso uno sci e ha dovuto inventarsi un recupero in extremis.


LEZIONE SKELETON - C’è anche un retroscena: «Massì... Ero a casa, fermo, ho guardato tanto sport in tivù. Ho sentito di un atleta di skeleton tedesco che diceva come certe volte ci si debba affidare più all’istinto che al ragionamento. Mi sono detto: è quello che devi fare anche tu. Ed è quello che ho fatto».
E di Mayer, dei fantasmi di Sochi, dei nove centesimi... Che diciamo? «Niente. Il passato è passato. E qui io mi sento come se avessi vinto». Oggi discesa. Lui ci sarà. Con Peter Fill che ieri, in SuperG, ha lavorato per mettere a punto la migliore condizione. Incrociamo le dita.

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