Sofia Goggia esclusiva: "Oro ai Mondiali e Olimpiadi 2026: per me solo il top"

La campionessa italiana si racconta tra vecchi ricordi, luoghi del cuore, carriera, progetti ed obiettivi futuri
Sofia Goggia esclusiva: "Oro ai Mondiali e Olimpiadi 2026: per me solo il top"© EPA

TORINO - «Sì, la mia vita è sempre più come un film. Penso alle 24 ore folli che ho vissuto a St.Moritz, dove ho conquistato il podio rompendomi la mano, sono scesa a Milano per l’operazione e il giorno dopo mi sono presentata e ho vinto. Penso alla botta per la caduta di St.Anton e al fatto che vado a vincere a Cortina e il giorno dopo ricado e devo fermarmi. E che vado a Dubai ad allenarmi e curarmi qualche giorno al caldo, lontano da tutti, e mi becco quattro giorni di pioggia e 19 gradi...». Sofia Goggia sorride, con un filo di malinconia che risuona lontana ma persistente. Normale per chi vive di alti e bassi, gioie e dolori praticamente sempre. Un rollercoaster delle emozioni da due o tre stagioni a questa parte. E a pochi giorni dagli agognati Mondiali di Méribel-Courchevel, i suoi quarti con due saltati per infortunio, compresi quelli sognati in casa a Cortina nel 2021. Quelli dell’oro obiettivo dichiarato, l’unico successo che le manca. Così, iniziamo proprio dal suo viaggio nei ricordi iridati per farne uno, ben più profondo e interessante, in sé stessa.

Sofia Goggia compare all’improvviso a Schladming 2013, dieci anni fa...
«Fine gennaio. Ero a Jasna, in Slovacchia, per la Coppa Europa. Vinco la discesa, sono in camera a rilassarmi e mi metto a leggere il libro di Ken Follett che mi ero portata dietro. Allora leggevo davvero tanto. Mi chiama Ghezze (l’allenatore ora responsabile delle piste di Cortina, ndr): “Sofi, ti hanno convocata per i Mondiali”. Rimango di sasso, a bocca aperta. Poi dico solo: ok». 
 
E nel superG iridato in Austria con il pettorale 33 arriva quarta a 5 centesimi dal bronzo di Julia Mancuso...
«Una gara lunghissima. Rinviata, fermata, ripresa, rifermata, poco dopo di me definitivamente fermata. La Vonn era caduta e s’era fatta male, ma ero tranquilla. Lo skiman mi aveva detto: “Dai Sofi, si può fare”. Così mi sono detta: chi sono io per farmi pressioni? Nessuno, faccio la mia garetta e via. È stato l’atteggiamento giusto. Sono scesa alle tre e mezza di pomeriggio, si vedeva poco. Arrivo e non capisco. Poi vedo il tabellone: subito sono contenta, poi mi dico: che peccato». 
 
Sputava già al cancelletto prima di partire?
«Certo, sempre». 
 
Vail 2015 salta per infortunio, St.Moritz 2017 è il Mondiale dell’esplosione.
(sorride) «Un altro film... Un Mondiale patito. Venivo dai miei primi nove podi di Coppa, due secondi posti nelle ultime due gara a Cortina. Mancava ancora la vittoria, conquistata, anzi conquistate, subito dopo nelle preolimpiche di PyeongChang. In Svizzera c’ero arrivata con tanta pressione, per la prima volta con il ruolo di big. Ho toppato il superG (10ª, ndr), stavo vincendo la discesa ma ho sbagliato e sono finita ancora ai piedi del podio per nulla (7 centesimi dalla Vonn, ndr). Restava solo il gigante, non la mia gara. Ma tiro fuori tutto e arriva il bronzo. La medaglia della consapevolezza». 
 
Aare 2019, un passo avanti.
«Rientravo dall’infortunio al malleolo dell’autunno. La solita rincorsa. Pochi giorni prima torno in Coppa a Garmisch ed è subito podio. Vado in Svezia carica. L’anno prima alle finali avevo vinto, sciando davvero forte. Avevo il numero 3 e non ho visto praticamente nulla delle prime, se non che la Worley aveva fatto subito velocità. La gestisco, mi sono detta. Ed è arrivato un bellissimo argento a un nulla dall’oro della Shiffrin (2 centesimi, ndr), ma eravamo tutte attaccate». 
 
Cortina 2021, il Mondiale in casa: salta per l’ennesimo infortunio.
«Mi pesa ancora un po’, sì. Come mi sono pesate le ultime due stagioni, soprattutto a livello emotivo per come è andata. Ma lo sapete». 
 
E ora Méribel, da favorita.
«Ci penserò quando sarò davvero là, al cancelletto. Ne ho viste di tutti i colori (pure ieri, ndr). Diciamo che ci siamo quasi...». 
 
Méribel è famosa per il tragico incidente di Schumacher. Il legame tra sci e motori è forte, pochi giorni fa la Ducati ha scelto Campiglio per lanciare la stagione da n.1.
«Vero. Io personalmente adoro i motori e le macchine. L’altro giorno quando ho ritrovato la mia RS6 al parcheggio dell’aeroporto tornando da Dubai mi sono divertita a fare una storia su Instagram dicendo che non c’è un uomo, per quanto ti piaccia, che possa dare le stesse emozioni... Più della Formula 1 adoro le moto, però». 
 
Tempo fa è andata anche a girare in pista...
«Meraviglioso, una giornata che vorrei ripetere. Purtroppo è da tanto che non vado. Ho passato il tempo a rincorrere infortuni e gli impegni si moltiplicano. E rischiare poi... Ma moto e sci hanno appunto molti legami. Penso alle pieghe. La sensazione in curva, quando lotti contro la fisica ad alta velocità, è bellissimo. Dà una sensazione di flou che è difficile da spiegare, ma che ti resta dentro». 
 
A proposito di cose dentro di sé, ci racconta la sua svolta sexy sui social?
(ride) «Ma che svolta sexy??? Sono sempre stata una selvaggia. Ora devo essere in po’ più ordinata, curata, ma la mia natura resta quella. Adesso però ho un giusto posizionamento anche a livello di immagine è giusto valorizzarmi anche come donna, per quello che sono. Mi piace». 
 
Quindi nell’andare a conoscere Giorgio Armani nella sua casa di St.Moritz vestita da gara e ancora insanguinata dopo l’operazione a Milano c’era tutta Sofia Goggia?
(sorride) «Davvero. Una situazione molto bizzarra. Mi fa ridere pensare che dei giornali, siccome c’erano le voci sulla mia presenza al Festival di Sanremo, avevano ipotizzato che ci fossi andata per prendere le misure del vestito per il palco dell’Ariston. Rendetevi conto del gossip... La verità è che io mi sento davvero me stessa quando sono in baita da sola in Val d’Aosta a spaccare la legna. Il personaggio che si cura e la ragazza selvaggia sono due parti che coesistono».  
 
La casetta sopra Cogne alla Bode Miller?
«Sì, niente acqua ed elettricità. Il mio luogo del cuore. In quella baita ho passato i momenti più felici ed autentici della mia vita. Sia quando ci andavo con mio padre da bambina, sia adesso: è un posto davvero magico». 
 
La magia di restare la bambina che vuole vincere e la donna che si piace qual è?
«Riuscire a far permanere quei sogni, la parte fanciullesca che hai in te stessa».  
 
Come si fa a riuscirci dopo aver vinto così tanto ed aver anche sofferto così tanto?
«Me lo chiedono in molti, ma la verità è che io vivo questa cosa con una normalità allucinante. Io voglio andare a prendermi le gare che ancora non ho vinto, quindi anche questi Mondiali, quelle che non ho fatto, e continuo a sognare di vincere le Olimpiadi. Io voglio vincere le Olimpiadi di Milano Cortina 2026, quelle in casa». 
 
Non le pesa nulla dello sci?
«A me sciare piace e mi diverte ancora tantissimo. Adoro svegliarmi presto e vedere i rossi dell’alba, mi piacciono le sensazioni che mi dà la velocità, mi piace fare la curva perfetta... Perché dovrei rinunciare a tutto questo? Perché non dovrei provare la bellezza di questa parte di carriera che sto vivendo con maturità, consapevolezza, visione? Ho la sensazione di iniziare a capire adesso come lavorare, di riuscire ad avere una consapevolezza assoluta di quello che faccio. È bellissimo, bellissimo». 
 
Ogni tanto pensa al dopo sci?
«Che noia la domanda se voglio diventare mamma...». 
 
In realtà ci riferivamo al fatto che fa l’Università, se ha in mente un percorso...
«Non uno in particolare. Studio Scienze Politiche e mi preparo per avere le basi e le conoscenze di diritto ed economia che mi permettano di poter andare in più direzioni possibili. Resto una donna ambiziosa, non mi accontenterò. Per me voglio il top. Detto questo ho davanti a me il quadriennio più bello e che può anche essere il più vincente della mia carriera e cercherò di viverlo a pieno. Bello alzarsi la mattina con un obiettivo importante. E lo dice una persona che ha passato periodi nei quali la mattina si alzava senza averne uno». 
 
Realizzerà un’Academy stile Rocca coi vip o Rossi con i giovani talenti delle moto?
«No, non mi vedo insegnante, non ne ho la propensione. Sono maestra di sci, ma come maestra sono pessima. Non saprei da cosa partire, davvero. Non mi vedo allenatrice. Rocca è di gran lunga un migliore imprenditore di quando fosse slalomista. Vinceva sugli sci, ma la sua Academy è un gran cosa». 
 
Pure lei è un’imprenditrice di sé stessa.
«Quello che faccio, cerco di farlo bene. Anche i voti all’Università sono alti. Ho investito in società, come quella delle galline Selvagge che danno le uova al ristoranti di Carlo Cracco, che puntano sul territorio e la valorizzazione dei prodotti. E seguo personalmente i social perché sono un mondo concettuale, ma diretto. Devi dare un’idea giusta, essere te stessa. Ci tengo a ritrovarmi in me stessa dai miei post. E la gente l’ha capito». 
 
A proposito di campioni: Shiffrin o Vonn?
«Tutta la vita Lindsey. A parte che la conosco meglio, ha un’anima molto più affine alla mia e a livello umano e come spessore mi riconosco, è molto europea, direi addirittura italiana. Ma più ancora che per l’atleta, dico Vonn per la donna pazzesca che è. Poi la Shiffrin è già diventata più vincente e scavalcherà anche Stenmark, ma la Vonn è la Vonn. E poi io ho vissuto più con la Vonn. Non ho paura a dirlo. Come che nella discesa ai Mondiali di Aare un po’ la medaglia gliel’ho regalata. Era la sua ultima gara, sono scesa pensando a quello e non a me stessa. Ero sfasata». 
 
Un’ultima cosa: dire no a Sanremo non le è dispiaciuto?
«Non ho mai detto no a Sanremo, Amadeus non mi ha mai chiamato. Avevo parlato con una persona della Rai, era più un gioco, una scommessa se vincessi l’oro in discesa. Il festival è tutti gli anni, i Mondiali no. Voglio vincerli, poi vediamo... Comunque la tv è nei miei pensieri. Ci stiamo lavorando, dico solo che per maggio ho già degli impegni...». E via, con un sorrisino mefistofelico vecchia maniera. Ultimo allenamento, poi a casa a fare le valigie per la Francia. C’è un Mondiale da conquistare.

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