Cosa ha cambiato?
"Atleticamente ho optato per una preparazione più… creativa. Comincio anche ad avere una certa età, non posso essere sempre al 100% ogni giorno. Devo gestirmi di più e meglio, fare il massimo quando serve. Sugli sci invece ho lavorato sulla tecnica per essere sul pezzo in ogni condizione. Ho lavorato molto in superG e in gigante, e sono pure tornato a fare qualche curva di slalom".
Vuole fare il percorso inverso di Schwarz? (ride)
"No no, non torno indietro. Resto un discesista. In slalom non ho nessuna velleità, se non quella di divertirmi sugli sci e fare ogni tanto qualcosa di diverso".
Questo inizio di autunno invece è stato complicato.
"Sì, le condizioni sono state difficili, ma per tutti. Prima c’era troppo caldo e non si trovava neve, poi ne è venuta troppa…".
Con i cambiamenti climatici è sempre più difficile pensare a un futuro per le discipline veloci.
"Vero, la situazione dei ghiacciai è sempre più disastrosa e rende lo sci in generale a rischio. Secondo me bisognerebbe fare una rivoluzione culturale, ma anche rivedere completamente i calendari. La stagione fredda si è spostata in avanti, invece di anticipare le gare sempre più bisognerebbe iniziare e finire più tardi".
Hanno smesso suoi vecchi e cari amici come Beat Feuz e Matthias Mayer.
"Sicuramente mi mancheranno e sarà una stagione diversa, ma prima o poi tutti smettono".
Lei ci pensa? (sorride)
"No, per ora no".
E alla questione delle scioline, specie dopo la squalifica della Mowinckel a Soelden, ci pensa?
"Eccome, rischia di condizionare la stagione. La macchina che fa i test non è del tutto affidabile, gli skimen non hanno il controllo d e lle scioline che ricevono dalle case e ci possono essere co n taminazioni anche tra gli attrezz i , specie quelli che utilizzano da anni. Il loro lavoro diventa davvero complicato. E ti devi affidare, ma così diventa tutto una lotteria. E alla fine a pagare siamo solo noi, gli atleti. Inconsapevoli".