«Sassari, la favola non finisce qui»

Sacchetti e il presidente a Tuttosport. I campioni d’Italia cercheranno fortuna anche in Europa
«Sassari, la favola non finisce qui»

TORINO - «L’avventura è cominciata nell’estate 2011. Abbiamo anticipato i tempi. Ma l’avevo già detto prima della finale. E ora lo ribadisco. Parte la fase 2.0 del nostro progetto. Nello specifico la prossima stagione dovremo cementare le basi della Dinamo attuale. Ma vogliamo crescere ancora. Cresceremo ancora». E’ la promessa di Stefano Sardara, il presidente del Banco Sardegna, l’artefice primo di questo miracolo sportivo che ha portato lo scudetto dei canestri per la prima volta in Sardegna. Il 27 marzo scorso la squadra e i dirigenti avevano reso visita a Tuttosport, in concomitanza con l’amichevole benefica con Torino e alla vigilia della sfida a Milano. Siccome Tuttosport ha portato fortuna, ieri Sardara e Meo Sacchetti sono tornati in redazione per una piccola festa aggiuntiva alle tante celebrazioni di questi giorni. S’è brindato e celebrato con la Torta ‘900 della pasticceria Balla di Ivrea, leggermente modificata per l’occasione. E s’è tracciato il bilancio di una «stagione irripetibile», chiusa con la tripletta SuperCoppa-Coppa Italia-scudetto e capire quale ponte sarà costruito dai sardi per il futuro. A cominciare dalla conferma di Sacchetti, che ha contratto e che Sardara rispetterà, così come il tecnico.

VITTORIA DI TESTA - Comincia Meo, ammettendo a precisa domanda: «Non siamo, i più forti, Milano lo è, per organico e possibilità economiche. Ma anche l’Inter ha avuto per anni la squadra più forte, eppure non ha vinto. La nostra forza è stata renderci conto che se arrivavamo a contatto con gli avversari, nella volata l’avremmo spuntata. Abbiamo perso solo una partita in quelle condizioni. Avevamo probabilmente i giocatori adatti». E un allenatore capace di sussurrare ai cavalli, anche quando sono imbizzarrriti: «L’allenatore conta al massimo per il 20% nei successi, se è bravo a capire cosa ha in mano e a farlo funzionare, cercando di non far danni. Io sono contrario a quelli che imbrigliano il talento. Non sono un sacchiano». Piuttosto un sacchettiano...

PASSO IN AVANTI - Sardara ha subito lanciato la sfida futura: «Faremo un passo avanti, la prossima stagione. In Eurolega per noi era tutto nuovo, ora abbiamo capito quale struttura societaria servirà. Il club è già cresciuto, siamo passati da 13 a 32 persone. Il Progetto Dinamo 2018 è nato l’anno scorso nel tentativo di renderci per davvero una società azienda. Per dire, il merchandising ormai contribuisce al 10% del nostro delle nostre entrare, poi c’è il settore “food and beverage” nato per offrire un servizio migliore ai nostri “clienti”, che poi sono gli spettatori. Siamo a 300 coperti a serata. I nostri risultati e il lavoro sui ragazzi e sul territorio ha poi portato la Federazione regionale a passare dai 9.000 tesserati di tre anni fa agli attuali 21.000. Il vero aspetto che unisce Sassari a Reggio Emilia, nonostante le diversità semplificate dalla squadra di stranieri contro quella di italiani, è che entrambe le società hanno creato e difeso programmi pluriennali, con lo stesso staff tecnico e dirigenziale. Difendere le scelte, soprattutto, è la chiave». Basta vedere la parabola di Sacchetti e del gm Federico Pasquini, il n.1 degli attuali uomini mercato in Italia, ex allenatore pure lui: «Federico sta al ruolo di gm come Sacchetti sta a quello di allenatore. Che da ex giocatore sa cosa vivono gli atleti, l’ha vissuto. Ha qualcosa in più, secondo me. Come Ancelotti».

TORINO FAI COSI' - E proprio in questa direzione, secondo Sardara, deve muoversi Torino, la neopromossa che Sacchetti accoglie con favore per il legame con il passato e con il territorio, casa: «Ma c’è un altro consiglio che vorrei dare: fare un passo alla volta, non farsi prendere dall’ansia da prestazione, dalla voglia di esserci. La pianificazione e il rispetto della stessa è fondamentale. Torino parte da una base favorevole, l’interesse e il pubblico. Nella nostra amichevole il palasport era pieno, ma era soprattutto animato. Cioè con gente che sapeva cosa stava guardando, che ha già una passione vera e coltivata».

GIULINI, DIAMOGLI TEMPO - Sardara è poi stato coinvolto dai giornalisti specializzati nel calcio in un discorso legato al calcio. «C’è una componente fondamentale, che nessuno può preparare: un po’ di culo». Ma Tommaso Giulini, patron del Cagliari, che non è presidente insulare «è stato sfortunato nel suo anno iniziale. Se non sei sardo, comunque, devi entrate nel tessuto. A quel punto l’insularità diventa un vantaggio dal punto di vista societario. Anche se sul piano sportivo è molto più dura. Avremo preso 153 aerei questa stagione, con trasferte interminabili. In questo sembriamo una squadra Nba, ma non con gli stessi comfort. Gli americani all’inizio faticano».

AMERICANI - A proposito di americani non puoi non chiedere a Sacchetti, visti i suoi continui riferimenti in questi giorni alle difficoltà, come si rapporti con questo tipo di americani. Ad esempio il solista jazz Dyson. «Gli avrò parlato tre volte in stagione. Spiegandogli che con le sue potenzialità potrebbe diventare un giocatore determinate in Eurolega e interessante oltreoceano se limasse qualcosa, pulisse il suo gioco. E gli abbiamo mostrato davvero ore e ore di video. Tanta tv davvero. A un certo punto in allenamento era quasi perfetto. Ci dicevamo: “ha capito”. Poi in partita niente. Va contro il muro, ma perché questi ragazzi sono convinti di poter valicare i muri, o passare in mezzo prima che si chiudano. Se hai potenzialità atletiche è così. Se non le hai lavori sulla tecnica. Io non avevo neppure talento, dunque dovevo pensare molto. Il problema è che questi ragazzi vanno in area, hanno scarichi per tiratori liberi su entrambi i lati eppure vanno dentro e segnano. E la cosa peggiore che possa capitare loro. Oltre che alla squadra». Meo chiude anche con una considerazione sull’Mvp della finale Rakim Sanders: «Dite che è piccolo? Bisogna uscire dall’equivoco, dall’enfasi della statura. Quanto era alto Barkley. Eppure dominava nella Nba in area. E Hines cosa ha fatto con l’Olympiacos? Rakim ha taglia, braccia lunghe. Ha solo un probema con i tiri liberi, ma il suo stesso compagno Shane Lawal gli ha detto: «Se fra due anni non guadagni un milione di dollari, ti tolgo il saluto». E’ ora di andare, ma siccome portiamo fortuna, l’appuntamento è per la Supercoppa che lancia la nuova stagione. A Torino, fine settembre.

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