Kyle Weems: "Il leader si esprime con l’esempio. Qui vedo un grande futuro”

Lo statunitense, voluto per la sua esperienza, parla dello storico debutto odierno di Tortona in Champions: "Ogni giorno mostro come lavoro. Stiamo migliorando quotidianamente”
Kyle Weems: "Il leader si esprime con l’esempio. Qui vedo un grande futuro”© CIAMILLO-CASTORIA

È venuto il giorno, il motivo per cui Kyle Weems è stato chiamato dal Derthona. La Bertram affronta lo storico debutto in Europa, a Casale contro l’ostacolo Murcia nella Fiba Champions League. E Weems le ha giocate tutte le coppe nei suoi 11 anni in Europa. Ne ha vinte due (oltre ai titoli nazionali), l’Eurochallenge con Nanterre e l’Eurocup con la Virtus. Esperienza, classe e leadership.

Weems, prime impressioni a Tortona?

«Ottime. Per quanto riguarda la squadra non abbiamo avuto un buon inizio in Supercoppa, io per primo. Ma questa è una squadra rinnovata, nonostante le tante conferme. Occorre tempo per perfezionare conoscenza e meccanismi. Stiamo lavorando duro e i risultati si vedono nel miglioramento quotidiano. Abbiamo lottato e conquistato in A due vittorie a Brindisi e contro Varese».

E nella quotidianità, arrivando da Bologna dove la famiglia stava benissimo?

«Tortona è molto confortevole, la mia famiglia è stata accolta benissimo. È vero che sono stato in grandi città, Parigi, Istanbul. Strasburgo e Bologna hanno cultura e respiro, ma non sono grandissime. Eppoi io sono un ragazzo di Topeka, Kansas, 120mila abitanti. Mi piacciono le città a misura d’uomo, mi piace rilassarmi in famiglia, trovare un posto accogliente. Bisogna apprezzare i cambiamenti, fare esperienze».

Le si chiede un ruolo di maggiore responsabilità, al Derthona. Una nuova sfida. E domenica ha dato prova, 22 punti pesanti.

«Mi piace, io cerco sempre di essere aggressivo, di portare energia, coach Ramondino mi ha chiesto di prendere iniziative e a me sta bene. A Bologna avevo meno responsabilità, ovviamente, con giocatori come Shengelia, Hackett, Teodosic, Belinelli. Ma ho sempre cercato di contribuire. Per me leadership significa mostrare come lavoro, dare il meglio di me stesso, essere consistente. Ringrazio di cuore Beniamino Gavio, il presidente Marco Picchi, coach Marco Ramondino per avermi offerto questa opportunità. Questa partita deve essere un motivo di orgoglio per loro. In soli tre anni il Derthona si è inserito e stabilizzato ai vertici in Italia. Dopodiché in Europa vogliamo competere».

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E c’è un progetto: ha fatto un giro per la Cittadella dello sport e tra i lavori dell’arena da 5.000?

«Ci alleniamo già nella palestra della struttura, ed è incredibile. Il patron Gavio deve essere fiero per i suoi sacrifici. E il presidente Picchi, Ramondino, hanno costrutto una società molto efficiente. Fanno tutto per mettere a proprio agio giocatori e famiglie. Il Derthona ha un grande futuro».

Laureato in hotel management. Due anni ci diceva di voler lavorare nel turismo o nella ristorazione a fine carriera. Ma lascerà il basket del tutto?

«Non saprei, la verità è che penso ai sacrifici che ha fatto mia moglie, la rinuncia alle sue aspirazioni per seguirmi e far crescere la famiglia, i figli che hanno 7 e 5 anni. Intanto ha preso una seconda laurea in informatica. Insomma, vorrò prestare attenzione alle esigenze di mia moglie. Potrei fare l’agente: l’ho appena cambiato, ma ne ho avuto uno per 11 anni che mi ha fatto capire quali attenzioni riservare ai giocatori, quali suggerimenti dare. Potrebbe essere il giusto compromesso, quando la palla non rimbalzerà più, questo lavoro per stare con la famiglia di più. Ma penso di avere ancora un po’ di anni in campo».

I suoi figli praticano sport a Tortona e come hanno affrontato il cambiamento?

«Mio figlio fa due giorni minibasket e due anche a calcio. Tutti e due si trovano benissimo. Il cambiamento è sempre difficile. Ogni estate è dura, anche per me, lasciare mamma, mio suocero e suocera, per mia moglie sua sorella. Quest’anno un po’ di più. Ma ho la fortuna di due bambini che non muovono la minima lamentela, né una domanda, preparano le borse. Si adeguano e si adeguano, anche se in 4 anni a Bologna, soprattutto il più piccolo aveva tutti gli amici».

Si aspettava di dover lasciare la Virtus?

«Sì, non lo nascondo, avevo meno spazio soprattutto in Eurolega. E ho giocato l’ultima partita il 23 aprile con Sassari, poi nulla. Avrei preferito una comunicazione migliore. Ma fa parte del lavoro, non nutro rancore né malumore, nel nostro mestiere metti in conto di cambiare e capisci quando è il momento. Non rientravo nei progetti. Qui invece mi hanno fatto sentire quanto mi volevano».

Obiettivi credibili per Tortona.

«È presto, c’è tanto lavoro, ma vedo qualità, attitudine condivisione. Col massimo impegno quotidiano, se arriveremo ad aprile-maggio il cielo potrebbe essere il nostro limite».

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È venuto il giorno, il motivo per cui Kyle Weems è stato chiamato dal Derthona. La Bertram affronta lo storico debutto in Europa, a Casale contro l’ostacolo Murcia nella Fiba Champions League. E Weems le ha giocate tutte le coppe nei suoi 11 anni in Europa. Ne ha vinte due (oltre ai titoli nazionali), l’Eurochallenge con Nanterre e l’Eurocup con la Virtus. Esperienza, classe e leadership.

Weems, prime impressioni a Tortona?

«Ottime. Per quanto riguarda la squadra non abbiamo avuto un buon inizio in Supercoppa, io per primo. Ma questa è una squadra rinnovata, nonostante le tante conferme. Occorre tempo per perfezionare conoscenza e meccanismi. Stiamo lavorando duro e i risultati si vedono nel miglioramento quotidiano. Abbiamo lottato e conquistato in A due vittorie a Brindisi e contro Varese».

E nella quotidianità, arrivando da Bologna dove la famiglia stava benissimo?

«Tortona è molto confortevole, la mia famiglia è stata accolta benissimo. È vero che sono stato in grandi città, Parigi, Istanbul. Strasburgo e Bologna hanno cultura e respiro, ma non sono grandissime. Eppoi io sono un ragazzo di Topeka, Kansas, 120mila abitanti. Mi piacciono le città a misura d’uomo, mi piace rilassarmi in famiglia, trovare un posto accogliente. Bisogna apprezzare i cambiamenti, fare esperienze».

Le si chiede un ruolo di maggiore responsabilità, al Derthona. Una nuova sfida. E domenica ha dato prova, 22 punti pesanti.

«Mi piace, io cerco sempre di essere aggressivo, di portare energia, coach Ramondino mi ha chiesto di prendere iniziative e a me sta bene. A Bologna avevo meno responsabilità, ovviamente, con giocatori come Shengelia, Hackett, Teodosic, Belinelli. Ma ho sempre cercato di contribuire. Per me leadership significa mostrare come lavoro, dare il meglio di me stesso, essere consistente. Ringrazio di cuore Beniamino Gavio, il presidente Marco Picchi, coach Marco Ramondino per avermi offerto questa opportunità. Questa partita deve essere un motivo di orgoglio per loro. In soli tre anni il Derthona si è inserito e stabilizzato ai vertici in Italia. Dopodiché in Europa vogliamo competere».

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