Della Valle, tutto in famiglia: Carlo, Amedeo e una Coppa Italia speciale

Intervista a padre e figlio, l'uno festeggiato tra le leggende e l'altro in campo: "Sulle orme di papà, mi piaceva il basket"
Della Valle, tutto in famiglia: Carlo, Amedeo e una Coppa Italia speciale

Papà Carlo ha scritto una parte importante della storia cestistica di Torino e non solo del capoluogo subalpino. Sulla sua scia il figlio Amedeo Della Valle aveva scelto di fare il giocatore. Il talento non gli mancava ma fare meglio del genitore pareva impresa improba. Ad Amedeo non ha mai importato di fare meglio, voleva solo giocare a basket. I risultati però sono andati avanti di pari passo con la sua passione. Ha giocato in azzurro, ha vinto scudetto e coppa in Montenegro, due Supercoppe italiane, un Eurochallange, ha conquistato il titolo di Mvp del campionato e l’anno passato con Brescia ha conquistato la Coppa Italia come migliore giocatore delle Final Eight. Dalla prossima settimana con Brescia sarà ancora protagonista all’Inalpi Arena nell’edizione numero 48 del trofeo. E lo sarà anche papà Carlo, nella serata dedicata alle “leggende del basket piemontese”.

Amedeo, cosa significa essere “figlio d’arte”?

«Non un significato particolare. Avevo l’obiettivo di seguire quello che aveva fatto mio padre, per un semplice motivo: la pallacanestro mi è sempre piaciuta. Nello sport mio padre è sempre stato e sarà sempre fonte d’ispirazione. E non so cosa voglia dire subire la pressione da parte dei genitori».

E per lei Carlo essere padre d’arte?

«Che è un piacere vederlo giocare a basket. Ma sono orgoglioso soprattutto di com’è Amedeo a livello umano, come si comporta con i compagni, con gli avversari, con gli allenatori. Se gioca bene per me mette una ciliegina sulla torta, ma che è già buona grazie al suo modo di essere e di agire».

Dopo la vittoria agli Australian Open, Sinner ha ringraziato i genitori per avergli dato la libertà di scelta. Voi cosa ne pensate?

C. «Ai figli diamo una direzione sin quando sono in fasce. Se li portiamo in viaggio loro avranno modo di conoscere culture diverse, se si va con loro a visitare un museo avranno una base per approcciarsi all’arte. Così dai loro degli strumenti che potranno utilizzare per le loro scelte. Ma i genitori dovranno essere sempre pronti a dare consigli se i figli glieli richiederanno». 
A. «Credo che i ragazzi debbano fare le loro scelte in modo autonomo seguendo le loro passioni, ma è chiaro che il ruolo dei genitori è essenziale. L’educazione e le esperienze che ti trasmettono sono fondamentali per scegliere nel modo migliore. Come il fatto di sapere che quando hai bisogno di un supporto loro sono lì ad aiutarti».

L’anno scorso Brescia si aggiudicò la Coppa Italia e Amedeo fu nominato Mvp delle Finali. Che ricordo avete?

A. «Arrivavamo da un momento particolare. Le cose non stavano andando benissimo, avevamo bisogno di ritrovarci. Anche sul piano personale avevo dei problemi. La Final Eight ci ha fatto accendere, abbiamo ritrovato entusiasmo ed energie che pensavamo di non avere. Una vittoria entusiasmante che assocerò per il resto della mia vita a un ricordo di una persona speciale, la mia cara amica Carlotta che proprio in quei giorni ci aveva lasciato». 
C. «Brescia era arrivata alle Finali senza tante pressioni. Sono stati bravi a ricompattarsi e a giocare di squadra in modo eccellente. Ricordo le facce felici dopo la vittoria. In particolare, quella del proprietario del club, Mauro Ferrari, ripagato dei tanti investimenti fatti con un successo che ha permesso alla società di entrare nella storia del basket italiano».

Brescia tenterà nuovamente l’assalto alla Coppa. Stavolta si è qualificata da prima a al termine del girone d’andata e non da ottava. Quali le ambizioni?

A. «Qualche occhio addosso in più quest’anno lo abbiamo. Le favorite sono le solite: Milano e Virtus Bologna. Ma la Coppa Italia è bella anche per questo: in una gara secca può succedere di tutto». 
C. «Brescia giocherà ancora senza tanta pressione. Queste Finali potrebbero aiutarla a capire su cosa dovrà ancora lavorare per colmare il gap con Milano e Virtus. Brescia è già a un buon livello, ma può crescere ancora».

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