Basket Eurocup, perché è giusto tifare e applaudire Trento

Stasera la Dolomiti gioca il ritorno della semifinale di Eurocup in casa contro Strasburgo, partendo da più 6. Un'avventura pazzesca, da seguire. Cercando di prendere ciò che la società fa di buono, da parte degli altri club italiani
Basket Eurocup, perché è giusto tifare e applaudire Trento© LaPresse

TORINO - Stasera è la sera, per l'Aquila Trento. Il momento per volare lassù dove nessuno, neppure dentro a un club esemplare, immaginava a inizio stagione: la prima finale al debutto nelle coppe europee. Nella fattispecie l'Eurocup. Ecco alcuni motivi per cui tifare e poi – comunque vada – applaudire la Dolomiti Energia. Che parte da +6 frutto del 68-74 in Francia con lo Strasburgo. Applaudire a prescindere perché l'aversario è tosto e in trasferta si esalta. Nelle due precedenti eliminazioni dirette ha cancellato Oldenburg e Novgorod dopo aver compromesso, apparentemente, il proprio cammino in casa.

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1) IL CAMPO VALE In tempi in cui – causa battaglia per le coppe tra Eurolega e Fiba - Trento ha dimostrato sul campo di valere l'Europa, a prescindere. Per organizzazione, risultati, coesione del gruppo. Pur pagando qualcosa in campionato, Trento ha eliminato squadre di maggiore tradizione (Nanterre e Bilbao nella prima fase), e/o più quotate (Reggio Emilia nella seconda, Saragozza e Milano nell'eliminazione diretta). L'ha fatto anche sopperendo a infortuni (Baldi Rossi e Jamarr sanders). Vogliamo aggiungere la qualità e l'anticonformismo del gioco? Sì, perché Trento si affida ai pick and roll quando c'è Poeta in campo e nel finale delle azioni. Per il resto ci si affida alla condivisione e alle letture dei giocatori.

2) PROPRIETÀ DIFFUSA Trento è un esempio da seguire. Perché molti nell'ambiente sostengono occorra fare così, poi pochi riescono a realizzare. Trento non si affida a un proprietario mecenate ma affianca alla proprietà un consorzio composto anche dai tifosi, che detiene il 40% delle quote societarie. In questo modo il club prova a costruirsi un futuro a prescindere dalla passione del singolo azionista facoltoso. Trento segue un progetto.

3) CONTINUITÀ L'attuale squadra è composta nel segno della continuità. Davide Pascolo e Toto Forray ci sono dal 2011, Baldi Rossi dal 2013, il 20enne Flaccadori dal 2014, Quest'anno Poeta è arrivato (e con lui Lchthaler) per sostituire Spanghero che era rimasto a Trento dal 2010. Ma la vera continuità e tecnico-societaria. L'allenatore Buscaglia era qui dal 2003 al 2007. Ed è tornato dal 2010, anno da cui è il capo allenatore in pianta stabile. E non sempre è stato un successo. Si pensa di crescere per gradi, aggiungendo un tassello alla volta. L'emblema è il gm Salvatore Trainotti, manager da nove anni, in società da una vita, dapprima allenatore giovanile, poi dirigente, studiando marketing e managing. Il tutto promosso e approvato dal presidente Luigi Longhi.

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4) ITALIANITÀ Trento è fra le squadre che adottano la regola dei 5 italiani e 5 stranieri, quella che ha fattopiù strada nelle coppe. Con un budget inferiore ad altre, peraltro. Trento investe sugli italiani, pescandoli spesso a inizio carriera. E per conoscenze tecniche, è capace di aggiugnere stranieri che si sposino al progetto. Interessanti in tal senso le ultime pesche, la scorsa estate, di Lockett e Sutton.

5) AMBIENTE POSITIVO Trento riesce a tenere assieme diverse personalità, anche quelle difficili. Quest'anno Tony Mitchell è stato liquidato da tre società tre in giro per l'Europa. Siccome non è personaggio difficile da oggi, Trento è riuscita a ricavare il meglio la scorsa stagione dal campione, dominante in A. E lo stesso è stato con il debuttante Brandon Triche due anni addietro. Probabilmente è lo stesso con Julian Wright, talento di valore riconosciuto, perfetto nel sistema della Dolomiti. Ma preso da Trento. A questo punto ci si può chiedere se sarebbe stato lo stesso altrove.

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