Una difficoltà di questa stagione: ha cominciato in estate e non finirà se non dopo i Giochi di Parigi: come si fa?
«A dire il vero sono tre anni che gioco senza soluzione di continuità: dopo la stagione di club, qualificazioni olimpiche e Giochi 2021, poi preparazione e stagione 21/22, piccola pausa ed Europei, stagione con l’Alba e poi preparazione e Mondiali. È dura, ma mi spinge la passione. E poi sono competitivo e se si vince tutto diventa più facile».
Probabilmente è l’unico campione figlio di artista di livello mondiale. Cosa ha imparato da sua mamma?
»La passione. Lei prima ancora che artista è appassionata all’infinito di ciò che fa, ama la pittura, vive per l’arte. E io ho il basket come passione della vita. Poi certo, stando con lei, viaggiando con lei nel mondo anche per mostre e musei, ho imparato a conoscere l’arte, a capirne, essendone immerso. E l’Italia è un posto ideale per approfondire. Tra l’altro spero di conoscere presto Giorgio Armani, un artista della moda».
A volte la passione può diventare ossessione. Esempi nel basket ce ne sono.
«L’ossessione è un livello differente di passione e può avere un’accezione negativa, sarebbe bene identificare un limite. Ma penso anche sia difficile. La passione comunque ti rende ogni cosa che fai più bella e leggera».
Al suo arrivo ha trovato Voigtmann, compagno di Nazionale e Melli, con cui ha giocato al Bamberg. Più facile l’inserimento con loro?
«Ovviamente sì e con Johannes avevo parlato. Più di ogni altro aspetto tecnico e tattico in una squadra conta la chimica, la conoscenza reciproca, la capacità di amalgamarsi in campo e convivere».
Obiettivi suoi e di Milano in questa stagione.
«Se giochi a Milano sai di avere grandi aspettative. È una società che mi ha subito impressionato per l’organizzazione e la preparazione, l’attenzione ai dettagli. Milano gioca per vincere, io gioco per vincere. So che la Serie A è un campionato difficile e l’Eurolega molto competitiva, ma sono circondato da campioni di talento».
Ultima domanda, prime impressioni su coach Messina?
«Sapevo già che è un grandissimo allenatore, molto esigente, spinge la squadra a dare il massimo, attentissimo ai dettagli. La migliore opportunità, per me, di migliorare».