ROMA – Il terzo atto della serie Veroli-Verona, vinto dalla GZC 67-66, si è chiuso con un giallo che ha caratterizzato anche la vigilia dell'odierna gara4, che offre a Veroli (avanti 2-1) il match-point per le semifinali. La Tezenis ha presentato ricorso per un errore tecnico arbitrale, il reclamo è stato respinto dalla Giudicante, ma Verona non si è arresa, rivolgendosi alla Corte Federale per una sentenza attesa prima di gara4.
ERRORE – Ad inizio ripresa, sul +5 in favore di Verona (30-35), gli arbitri hanno fischiato un fallo a rimbalzo d'attacco di Alessandro Cittadini e, sulle successive proteste, hanno punito il centro di Veroli con un fallo tecnico, assegnando quattro tiri liberi alla Tezenis. Due di questi sono stati effettuati da Luca Gandini (che aveva subito il fallo di Cittadini) autore di un 1/2 dalla lunetta, gli altri due da Giorgio Boscagin (autore di un 2/2) per il tecnico. Tuttavia per Veroli si è trattato del quarto fallo di squadra nel quarto, l'ultimo prima di esaurire il bonus, quindi dovevano essere assegnati soltanto i liberi del tecnico, effettuati da Boscagin. Al contrario, gli arbitri non hanno ritenuto validi i due liberi di Boscagin, e si è ripartiti sul 30-36, dopo il punto segnato da Gandini, che però non era stato il giocatore scelto dalla Tezenis per i liberi del fallo tecnico. E il caso ha voluto che il match venisse deciso proprio per un punto in favore di Veroli...
COMUNICATI – Dopo aver ricostrito la situazione, il comunicato di Verona ha aggiunto un ulteriore particolare: “La Scaligera Basket denuncia come al suo capitano, Giorgio Boscagin, sia stato impedito appena finita la partita di firmare il preannuncio del reclamo nell’apposita casella in calce al referto di gara come stabilito da regolamento”. Quindi, è arrivata la decisione della Giudicante: “La Commissione Giudicante ha rigettato il ricorso della Tezenis Scaligera Verona avverso il risultato di gara3 dei quarti di finale dei playoff del Campionato di DNA Gold GZC Veroli-Tezenis Verona. La Tezenis Verona ha presentato ricorso in appello alla Corte Federale”.