Feltri: Darmian, il peccato mortale del Milan

Con la penuria di assi di cui soffriamo almeno da un lustro, se non due, ci siamo lasciati scappare ragazzi dalle qualità evidenti
Feltri: Darmian, il peccato mortale del Milan© REUTERS

TORINO - Si scopre l’acqua calda dicendo che la nostra Nazionale non è un portento. Però non si può neppure dire che sia una ciofeca. Infatti si è qualificata per gli Europei con una giornata di anticipo e ciò non può essere un evento casuale. Cosa combinerà in Francia, quando il torneo metterà a confronto le migliori squadre del continente, non è dato sapere. Non ci resta che sperare in un miracolo, visto che Antonio Conte è attrezzato anche per compiere prodigi, come la sua storia di professionista della panchina insegna. Il calcio italiano in questo momento offre qualche buon giocatore e alcuni talenti, ma la sensazione è che non vengano adeguatamente sfruttati in patria, essendo stati sbolognati all’estero dalle società cui appartenevano con una leggerezza imbarazzante. L’episodio più clamoroso riguarda Verratti, un centrocampista di 22 anni che sta emergendo prepotentemente nel Psg, tra le formazioni europee più importanti. Come mai un elemento di questa levatura, impostosi nel Pescara nel campionato di serie B, non fu acquistato da un club di casa nostra? Incomprensibile. Con la penuria di assi di cui soffriamo almeno da un lustro, se non due, ci siamo lasciati scappare un ragazzino dalle qualità evidenti. È uno scandalo, se si considera che Verratti non era ancora un campione affermato, bensì una promessa che noi ci siamo lasciati sfuggire, mentre Parigi l’ha notato, immettendolo subito nella rosa dei titolari. Dalle nostre parti prima di puntare su un giovane si aspetta che invecchi; nessun allenatore si fida di chi, pur bravo, non fornisce garanzie di maturità. Il che fa ridere, o piangere se si pensa che la maturità si conquista in fretta soltanto giocando accanto a compagni esperti. Rivera esordì quindicenne nell’Alessandria (in A) e Mazzola diciannovenne nell’Inter, non nel Fanfulla, e si distinsero immediatamente. E che dire di Buffon, portiere del Parma (quando era il Parma di buona memoria) allorché aveva appena smesso i pantaloni corti fuori dal campo? I dirigenti delle nostre maggiori società devono solo vergognarsi di non aver messo le mani su Verratti, il prezzo del quale all’epoca del trasferimento al Pescara non era certo proibitivo. Nell’elenco degli azzurri, oltre al citato centrocampista del Psg, figurano altre perle più o meno preziose: Giovinco, El Shaarawy, Darmian e lo stesso Pirlo, tutti atleti attualmente in forza a squadre estere. Che senso ha avuto la loro cessione? Per soldi, si dirà. Ma le somme incassate erano alla portata dei club italiani più ricchi, sempre pronti a ingaggiare calciatori dal passaporto esotico, spesso modesti, sborsando cifre mostruose e, probabilmente, intascando stecche cospicue. La vicenda di Darmian, in Inghilterra una stella, è paradigmatica della stoltezza del Milan, che lo allevò e lo cedette per un cesto di frutta. Al Torino, poi, il difensore è diventato un campione che i rossoneri, se si avvalessero di lui, si leccherebbero le dita. Perché scartare un gioiello simile e sostituirlo con Zapata, con tutto il rispetto per costui? Incompetenza o sciatteria? Scelga il lettore. E Pirlo, non era in grado di avere un ruolo in una formazione nostrana? Pellè merita un discorso a parte. Non è un fenomeno, ma se nel Regno Unito segna grappoli di gol, ne avrebbe segnati altrettanti anche nei nostri stadi. Che malinconia suscita un calcio abbandonato a dirigenti con la fronte inutilmente alta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...