Da Zidane a Rijkaard: quando il calcio diventa bullo

Numerosi gli episodi di violenza tra calciatori o allenatori in campo. Ne sono un esempio la testata del francese a Materazzi o la marcatura proibita del marocchino a Inzaghi
Da Zidane a Rijkaard: quando il calcio diventa bullo

ROMA - Sputi, insulti, manate e cazzotti. Gesti violenti di dissenso che a volte esprimono contrasti tra calciatori, altre volte scuotono l’aplomb degli allenatori. Che il calcio non sia uno sport per signorine è noto, ma non sono pochi gli episodi in cui la tensione cessa di essere agonistica. La lite verbale tra Sarri e Mancini è solo l’ultima vicenda. Gli scontri a bordo campo tra tecnici hanno precedenti eccellenti. Basti pensare al calcio di Baldini a Di Carlo o ai contrasti tra Mourinho e Wenger.

La tensione tocca le panchine, ma, più spesso, scende in campo con i calciatori che si rivelano protagonisti di episodi da cartellino rosso. Che a volte resta però nel taschino dell’arbitro. Le marcature si fanno strette e diventano invisibili al direttore di gara. Come quella di Neqrouz su Pippo Inzaghi. Il calciatore del Bari trovò il modo di disorientare il suo diretto avversario con palpeggiamenti inopportuni. Da cartellino rosso anche i contrasti in campo che si sono risolti in fiumi di saliva e insulti di razza, come quelli tra Mihajlovic e Vieira in Lazio-Arsenal o tra Totti e il danese Poulsen nell'europeo del 2004. O, ancora, Rijkaard che sputò addosso a Voeller durante Germania-Olanda, in occasione del mondiale di Italia '90.

Insomma, colpi di testa. Che possono diventare anche testate. Come nel caso del mondiale 2006 quando Zidane stese Materazzi. O che non restano in campo e si trasformano in questioni personali. Ne è un esempio la lite fra Ljajic e Delio Rossi. L’allora allenatore della Fiorentina sferrò un pugno al bosniaco perché aveva rivolto parole gravi al mister e a suo figlio.

Insomma, nella storia del calcio sono volate tante parole grosse. Ma c’è stato chi ha risposto con ironia. Come il presidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri: «Subii la stessa offesa di Mancini. Risposi: "Portami tua moglie e poi lo domandi a lei"».    

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