Convegno fede e sport, Del Piero: «Ho inseguito i sogni con umiltà»

L'ex capitano della Juventus apre il convegno in Vaticano: «Per me lo sport è passione»
Convegno fede e sport, Del Piero: «Ho inseguito i sogni con umilt໩ ANSA

ROMA - Tra gli invitati alla cerimonia d’apertura della kermesse "Sport at the service of Humanity” – prima conferenza globale su fede e sport in programma da oggi al 7 ottobre in Vaticano – c’era anche Alessandro Del Piero, testimonial e opinionista di Sky Sport. «Per me lo sport è passione. Nella vita – precisa l’ex capitano della Juventus ho cercato di dare sempre tutto me stesso, con il cuore nel rispetto delle regole e con la grande passione che mi ha sempre contraddistinto, assieme alla voglia e con umiltà cercare di inseguire i propri sogni». L’obiettivo della conferenza – che si basa sui principi di compassione, rispetto, amore, ispirazione, equilibrio e gioia dettati dal Pontificio Consiglio della Cultura – è quello di creare un movimento di ispirazione per i giovani di tutto il mondo.

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IL NUMERO 1 DEL CIO - «Come la fede - ha aggiunto Bach - lo sport ci insegna l'importanza di vivere in pace e solidarietà con i nostri simili. Uno dei tanti valori condivisi dallo sport e la fede è il rispetto per la dignità e l'uguaglianza di tutti gli esseri umani. Nello sport, come nella fede, siamo tutti uguali». Il numero uno dello sport mondiale ha quindi specificato che «c'è una legge universale dello sport. Le regole sono le stesse e si applicano a tutti, non importa chi sei o da dove vieni. I principi di uguaglianza e di non discriminazione consentono sia allo sport che alla fede di promuovere i nostri valori comuni di solidarietà e di pace». «Un esempio di ciò è il nostro "Olympic Solidarity programme" - ha specificato Bach - che sostiene gli atleti di tutto il mondo, specialmente dai paesi in via di sviluppo». Oltre alla recente partecipazione per la prima volta in assoluto dei rifugiati della squadra olimpica ai Giochi Olimpici di Rio 2016: «Con la creazione di questa squadra - sottolinea Bach - il Cio ha inviato un messaggio di speranza e di inclusione a tutti i rifugiati nel nostro mondo. Gli atleti rifugiati hanno ricevuto un incredibile benvenuto ovunque siano andati a Rio de Janeiro e nel mondo hanno dimostrato che siamo tutti parte della stessa umanità. La loro partecipazione è stato un chiaro segnale ai rifugiati: essi mostrano al mondo che sono un arricchimento, che è possibile competere e vivere insieme nel rispetto per l'altro e per la legge olimpica universale».

L'EMOZIONE - «Un'emozione nell'aver inaugurato la cerimonia d'apertura? Sì, è stato il palleggio più complicato della mia vita (sorride, ndr). C’era la chiara sensazione e l’emozione di essere in un momento speciale, non solo nei confronti del Papa ma anche di tutti gli altri leader religiosi e delle alte cariche politiche e internazionali che oggi sono venute qua per questo messaggio».

LEALTA' - «Papa Francesco ha detto che vincere e giocare con lelatà di più? Vale tutto e ha un sapore speciale ovviamente. Senza lealtà non è sport, non è quello che promuoviamo e quello che la gente vuole vedere, a mio avviso. La competitività è sempre la fonte ispiratrice, anche della mia carriera, ciò non toglie che non si debbano seguire le regole e non si debba essere puniti in alcuni casi o in altri avvantaggiati. Quindi ci si augura di avere sempre questo messaggio ben chiaro davanti a noi. Il Papa è stato bravissimo ad evidenziarlo, senza trascurare la competitività e la vittoria, citando anche lo sport amatoriale, tutto lo sport in generale, che non significa soltanto quello che va in  televisione».

I PRINCIPI - «Quali sono i principi di questa conferenza? Dipende da Paese a Paese. Ci sono realtà diverse dove lo sport viene vissuto in maniera diversa. Oggi negli Stati Uniti è diverso da come lo vediamo qui in Italia o nei Paesi latini. Quindi credo che abbiamo cercato di esaltare questi sei principi proprio perché gli uni con gli altri si riescono ad integrare benissimo. Anzi, fondamentalmente devono essere presenti tutti e sei. C’è da lavorare dove si è un po’ più carenti, ma anche conservare quello che è prezioso e cercare di dare sempre un segnale sempre molto forte con in testa questi principi».

MALDINI AL MILAN - «Per Maldini un futuro al Milan? Per me Paolo è da sempre una bandiera del Milan. Quindi il fatto che oggi o in un futuro possa far parte a livello tecnico della società, penso possa essere solo un bene per il Milan e per quanto riguarda il calcio italiano. È un ragazzo fantastico, sotto tutti gli aspetti. Ci ha guidato come capitano in tantissimo avventure mondiali. Lo è stato per anni, capitano del Milan, conquistando tutto e più volte. lo ha fatto sempre in maniera molto rispettosa, onesta, dedicando corpo e anima a questo sport e al Milan soprattutto. Io a lui auguro un in bocca al lupo su quello che vorrà fare. Mi auguro di poterlo vedere in queste vesti perché farebbe molto bene in generale al calcio, non solo al Milan. Gli auguro di far la scelta giusta, per lui principalmente».

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