Bando sugli immigrati, la Fifa avvisa Trump: «Se resta niente Coppa del Mondo negli Usa»

Il numero uno del calcio mondiale Infantino 'minaccia' il presidente degli Stati Uniti, al momento in pole per ospitare l'edizione del 2026
Bando sugli immigrati, la Fifa avvisa Trump: «Se resta niente Coppa del Mondo negli Usa»© EPA

NEW YORK - Dove non arriva la diplomazia internazionale può arrivare il calcio? Non è detto, ma la Fifa ci prova. Ed ecco così che l'ombra del bando sugli immigrati di Donald Trump si allunga sulla competizione calcistica più prestigiosa: la Coppa del Mondo. Quella che gli Stati Uniti si sono candidati ad ospitare nel 2026. Ma dai vertici del calcio è arrivato un duro monito alla Casa Bianca: la linea dura contro chi arriva da alcuni Paesi a maggioranza musulmana potrebbe costare un secco 'no' ai mondiali. E' stato Gianni Infantino a spiegare la posizione della federazione, che appare molto chiara: se l'amministrazione americana non cancellerà l'ordine esecutivo che congela i visti di ingresso dei cittadini da sei Paesi a maggioranza islamica, la candidatura è destinata a cadere. «La misura è incompatibile con le norme che riguardano i Paesi che ospitano la manifestazione dei campionati mondiali - ha detto il presidente della Fifa -. Qualsiasi squadra si qualifica per la Coppa del Mondo, compresi sostenitori e funzionari, deve poter avere accesso al Paese organizzatore, altrimenti non ci sarebbe la Coppa del Mondo».

LINEA DURA ANCHE DALL'UEFA - Le sue parole, pronunciate a margine di un incontro tra i leader del calcio a Londra, sono state immediatamente riprese con allarme da molti media statunitensi. Finora la candidatura degli Usa, dove il calcio è sempre più in crescita, è stata considerata come quella favorita per il 2026. Allo studio anche l'ipotesi che gli Stati Uniti possano ospitare la Coppa del Mondo insieme a Canada e Messico. «I paletti da rispettare per ospitare la manifestazione sono e saranno chiari - ha assicurato Infantino -. Ogni Paese può prendere le decisioni che vuole, ma se non si rispettano i criteri sportivi non ci sarà nulla da fare». Le dichiarazioni del numero uno del calcio mondiale seguono quelle del presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, che nei giorni scorsi ha spiegato al 'New York Times' come le restrizioni varate dall'amministrazione Trump «non aiutano» gli Stati Uniti a riportare i mondiali di calcio in casa propria. L'ultima volta fu nel 1994. E nel 2026 dovrebbe essere la prima di una Coppa del Mondo a 48 squadre.

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