Sarà una festa ma si doveva fare in Italia

Sarà una festa ma si doveva fare in Italia© LAPRESSE

E così, accompagnati dalle polemiche, siamo arrivati alla finale di Supercoppa Italiana. Se n’è discusso moltissimo, con giocatori, allenatori, dirigenti, politici, tutti lì - giustamente - a rincorrersi nei loro pensieri. E il dibattito ha finito per soffocare, nascondere, un aspetto di cui comunque si sarebbe dovuto tener conto nel momento di firmare questo contratto triennale con l’Arabia Saudita. Il diritto - di cui nessuno ancora una volta ha tenuto conto - del tifoso di casa nostra, dell’appassionato di casa nostra. Cos’è la Supercoppa Italiana? L’atto finale di un lungo viaggio tra chi ha vinto lo scudetto e chi ha conquistato la Coppa Italia. In questo caso chi, come il Milan, è arrivato comunque in finale.

Bene. In questo lungo tour di campionato e in quello più breve, ma comunque appassionante della Coppa Italia, chi c’era ad accompagnare le squadre? C’erano naturalmente i tifosi italiani, quelli da stadio, da trasferta, quelli che spesso, con sacrifici anche personali, scelgono di stare vicini alla loro squadra del cuore. E poi che succede? Succede che nel giorno della festa - e la finale di Supercoppa è comunque un giorno di festa perché qualcuno alzerà un trofeo - bene, quel giorno al tifoso italiano viene detto semplicemente di non essere un ospite particolarmente gradito. Può benissimo starsene a casa, perché in certi casi prevale l’odore dei soldi.

E non credete a chi dice che così va il mondo e così fan tutti. Lo spettacolo - il prodotto come direbbero gli specialisti - più appetito all’estero è sicuramente quello inglese. Eppure sapete come e dove si gioca da sempre la Supercoppa Inglese, o meglio l’FA Community Shield, che mette di fronte la vincitrice della Premier e quella della FA Cup? Naturalmente a Wembley: è così da oltre cento anni e a nessuno è mai venuto in mente di spostare la sede tradizionale di un evento del genere. Così anche quest’anno la partita si è svolta a Londra, davanti a 72.724 tifosi, tra Manchester City e Chelsea. Anzi, sapete quando si è giocata? Naturalmente in estate - il 5 agosto, come dovrebbe essere - perché così hanno potuto godersela i tifosi inglesi delle due squadre.

In Italia no. In Italia la Supercoppa Italiana si gioca a gennaio e lontano dai tifosi italiani, che saranno soltanto un centinaio. Pochi, pochissimi, eletti di quello che una volta - anche in Italia - era lo sport più “popolare”. Già, lo sport più popolare, che sia in scena in orari impossibili, ma che stavolta - senza alcun rispetto dei famosi tifosi di casa - si giocherà addirittura alle 18.30 di un giorno feriale. Un orario in cui - bisognerebbe forse spiegarlo ai nostri dirigenti che magari saranno lì a godersi lo spettacolo perché questo è il loro mestiere - un orario dicevamo in cui la gente “normale” è generalmente al lavoro, o nella migliore delle ipotesi intrappolata nel traffico. Insomma, il tifoso - quello italiano - è l’ultimo dei pensieri dei nostri dirigenti e naturalmente il discorso va ben al di là del’attualità che riguarda incidentalmente Juventus e Milan. Il tifoso italiano, per chi decide, è semplicemente un ospite da invitare a seconda delle occasioni. Basterà ricordarsene la prossima volta: quando si invocherà il dodicesimo uomo, solo perché c’è da riempire uno stadio in Italia...

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...