Sei un tifoso? Allora paga e stai zitto con il presidente

Sei un tifoso? Allora paga e stai zitto con il presidente

Aurelio De Laurentiis, con i suoi pregi e i suoi difetti, è uno che parla di getto, senza star lì a fare troppi ricami. Così, tra una battuta e l’altra, ha mandato anche un messaggio al suo pubblico. «Solo diciottomila paganti per la partita con la Sampdoria? Ma così si è tifosi?». Un rimprovero, brusco, che nasconde - in maniera molto più generale, perché il presidente del Napoli è solo un esempio - ciò che i dirigenti oggi pensano di chi va allo stadio. Gente che è quasi obbligata, per definizione o per appartenenza - a dimostrare il proprio attaccamento alla squadra, ai colori, alla bandiera. Senza se e senza ma. Deve esserci, sempre, e nessuno deve mai lamentarsi. Anche se in fondo il tifoso è il motore di tutto. Di un mondo in cui molti guardano ai propri interessi e il pubblico, invece, deve soltanto pagare. In termini di sacrifici e non solo di soldi. Già, perché nel frattempo succede che i presidenti - non più ricchi scemi - facciano attenzione al bilancio. Al loro bilancio e non soltanto a quello del club. Come, sempre per fare un esempio - ma potremmo citarne anche altri - ha lasciato intendere con molta chiarezza Pallotta. «Se non arriva l’ok per lo stadio, verrete a cercarmi in America». Come dire, anche qui senza troppi ricami, che il business è il business e non è certo il caso - come successe con Viola e Sensi - di attingere al proprio conto corrente. Una estrema chiarezza, che fa a pugni però con le richieste continue di partecipazione ai tifosi, sempre più trattati alla stregua di comuni clienti. Solo che ai tifosi si chiede di riempire lo stadio, di metterci amore e passione. Per poi innervosirsi se il cliente in cambio ti chiede di vincere, una soddisfazione, un risultato. Insomma, il pubblico dev’essere tifoso o cliente a seconda delle circostanze. (...)

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