Pelè, un mito di 75 anni. Auguri al più grande di sempre

La sua storia ha attraversato il calcio e lo attraversa tutt'oggi
Pelè, un mito di 75 anni. Auguri al più grande di sempre© ANSA

TORINO - L'immagine è del 29 giugno 1958, stadio Rasunda, a Solna, in Svezia. Un giocatore piange a dirotto sul petto di Gilmar, il portiere del Brasile che si è appena laureato campione del mondo per la prima volta: la prima volta di una Nazionale sudamericana sul suolo europeo, la prima volta dei verdeoro dopo il disastro interno del 1950, segnato dal Maracanazo. Quel giocatore è poco più di un bambino, a 17 anni e 249 giorni è il più giovane mai visto in una finale di Coppa del Mondo. Quel giocatore è Pelé, che oggi compie 75 anni. La sua storia ha attraversato il calcio e lo attraversa tutt'oggi. In Brasile ha vinto tutto il possibile con il Santos, guidato dal 1956 al 1974, prima di giungere a un malinconico approdo a New York, in un Cosmos fatto di stelle sempre meno rilucenti. Con la Nazionale ha segnato quattro Mondiali, fallendo soltanto nel 1966, quando viene fatto fuori dal bulgaro Zekov. Dopo il 1958 - in cui lascia il segno aprendo con un gol la finale finita 5-2 contro i padroni di casa - vince nel 1962 in Cile, ma come attore non protagonista: esce per infortunio nel secondo match contro la Cecoslovacchia per non rientrare più, ci pensano Garrincha e Amarildo. Lui torna grandissimo nel 1970, in Messico. E sono dolori per l'Italia, apre il 4-1 con un colpo di testa da cui non sembra più scendere, come avrebbe fatto Air Jordan nel basket molti anni dopo. Tre titoli mondiali, 77 reti in 92 partite con il Brasile, 684 in 729 con i club. E poi una popolarità infinita, i ruoli di ambasciatore per le più importanti istituzioni mondiali, gli amori mai nascosti, le polemiche con Maradona su chi fosse il più grande: una disputa irrisolta tutt'oggi, tra i due. E sulla quale è ancora bello discutere, rimpiangendo (forse) un calcio che non c'è più.

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