Frode fiscale, per Messi chiesti 22 mesi di carcere

L'attaccante del Barcellona sarà processato insieme con il padre: è accusato di avere sottratto 4,1 milioni di euro all'Erario

BARCELLONA - Ventidue mesi di carcere. È questa la pena chiesta per Lionel Messi, stella dell'Argentina e del Barcellona, sotto processo in Spagna per frode fiscale. Lo riporta il quotidiano spagnolo El Pais. Due giorni fa, la Fiscalia spagnola aveva sollevato il quattro volte Pallone d'Oro dalle accuse di avere sottratto all'Erario 4,1 milioni di euro, ma oggi il giudice di Gavà ha deciso di portare a giudizio il giocatore insieme con il padre, Jorge Horacio Messi, con l'accusa di frode discale.

L'ACCUSA - Secondo il titolare dell'inchiesta le frodi fiscali di cui vengono accusati Lionel Messi e suo padre sono relative a pagamenti per i diritti di immagine del calciatore. L'Avvocatura dello Stato ritiene che l'asso del Barcellona, pur essendo profano in materia di fisco, non poteva ignorare il fatto che buona parte dei soldi ricevuto per lo sfruttamento dei diritti di immagine gli arrivavano tramite imprese con sedi in paradisi fiscali. Ora però c'è l'entrata a gamba tesa dell'Avvocatura dello Stato, che difende gli interessi della pubblica amministrazione in maniera più ampia rispetto ai giudici tributari, che oggi ha anche precisato di non aver chiesto "la carcerazione preventiva" per Messi e suo padre. «Se mio padre lo dice, io firmo ad occhi chiusi» aveva detto al magistrato inquirente il giocatore nel corso di un'audizione. Il giudice istruttore che gestisce il caso ha scritto di "indizi ragionevoli di criminalità" da parte dei due Messi, sottolineando però anche la "collaborazione" del giocatore e del padre durante tutto il procedimento e rilevando che hanno già "volontariamente" pagato al fisco la somma richiesta.

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