Premier League, Claudio Ranieri: «In Italia si nasce per vincere, il resto non conta»

Intervista a cuore aperto dell'allenatore che sta stupendo il mondo del calcio con il Leicester
Premier League, Claudio Ranieri: «In Italia si nasce per vincere, il resto non conta»© EPA

MILANO - In un'intervista fatta per Sky Claudio Ranieri ha rivelato alcuni segreti della sua carriera. Ha parlato dello strepitoso momento in Inghilterra alla guida del Leicester, con il quale sta vivendo una vera e propria favola moderna, e delle esperienze passate su panchine italiane e ester.

IN ITALIA Fare calcio in Italia è difficile forse perché siamo un pochino esasperati da tutto il contorno. Si parte sempre con: “Abbiamo un progetto, abbiamo un programma, facciamo questo, facciamo quell’altro”, poi bastano tre partite per mandare all’aria tutti i progetti e tutti i programmi, tutte le convinzioni che quello fosse l’allenatore giusto, e questo è un po’ il nostro male. Siamo molto tattici, siamo convinti tutti di capire di calcio, per cui bastano due o tre partite in cui non rendi come dovresti che salti. Alcune volte i dirigenti pur di vendere qualche abbonamento in più dicono che la loro squadra è pronta per vincere il campionato, o è pronta per entrare in Europa, per cui mettono una pressione addosso ai giocatori, all’allenatore, a tutto l’ambiente che non è positiva. Per cui alcune volte si sbaglia proprio per questo; noi non siamo per programmare, siamo nati per vincere, noi dobbiamo vincere e basta, il resto non conta. Questo non è bello, ma noi siamo figli di questo calcio; non siamo sportivi, ma siamo partecipativi e vogliamo vincere.

CON IL VALENCIA - Con quella squadra arrivammo quarti, entrammo in Champions League, vincemmo la Copa del Rey. E poi, anche perché io sono frettoloso, c’era l’Atletico Madrid che mi corteggiava, voleva fare una grande squadra e mi convinsero ad andare a Madrid, anche perché il Valencia mi aveva detto che non avrebbe potuto investire molti soldi. Io avevo detto: “abbiamo battuto in campionato e in coppa Real Madrid e Barcellona, con uno o due grossi giocatori possiamo lottare per vincere lo scudetto”. Loro mi dissero che non lo potevano fare, poi sbagliai perché quella squadra arrivo due volte in finale di Champions League.

AL CHELSEAAnche lì è stato improvviso. Le cose per me nel calcio sono state molto strane; io ero a casa, vicino Siena, con tutti gli amici ed ex giocatori, mi arrivò una telefonata nel pomeriggio e mi dissero: “Guarda, domani c’è una partita di coppa, vieni a vedere il Chelsea perché hanno esonerato Vialli, puoi essere tu l’allenatore se il colloquio li convince”. Dissi: “Va bene”, corsi a Siena a comprarmi giacca e cravatta, perché stavo in campagna e non avevo nulla da mettermi. Il giorno dopo arrivai a Stamford Bridge, vidi la partita, il giorno seguente ebbi il colloquio col direttore generale e mi presero…e via, ad imparare un’altra lingua! Prima avevo imparato lo spagnolo e adesso l’inglese.

LA FAVOLA LEICESTERIl Leicester come tutte le mie storie è nata per caso; io ero al mare, mi è arrivata la telefonata e mi dissero “stasera devi essere a Londra perché c’è il Leicester che vuole parlare con te, ci sono tutti i rappresentanti. Per cui dalla Calabria volo per Bergamo, poi Bergamo - Londra. E la sera a parlare. Ho avuto subito la sensazione di trovarmi dentro una grande famiglia. Un presidente stupendo, che lascia lavorare i suoi collaboratori a 360 gradi, non vuol sapere nulla, l’importante è che le cose vengano fatte bene e che ci si diverta. Per cui una grande società e una grandissima organizzazione, mai avevo visto una cosa del genere. Ho talmente tanti uomini nel mio staff che sono rimasto a bocca aperta. Io credo di aver messo, di mio, il sistema di gioco. Ho messo i giocatori giusti al posto giusto per far si che Vardy tirasse fuori le sue qualità, perché chi fa gol è abituato a farli, non sei tu che lo porti a fare gol, evidentemente ce l’ha nel sangue. Questo è un ragazzo che 4-5 anni fa era nei dilettanti. Il Leicester l’opera d’arte più bella che ho fatto? Siamo all’inizio! Ancora siamo grezzi, se stessi scolpendo. Sarei ancora al blocco di marmo, aspettiamo. Non ci sarà una prossima scultura, ci concentriamo solo su questa. Questa deve venire bene.

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