"Tottenham in trattativa con Google": lo stadio può cambiare nome

Gli Spurs sarebbero vicini a stringere una partnership con il colosso di Internet: alla squadra di Conte andrebbero diversi milioni da rinvestire sul mercato

Il Tottenham potrebbe cambiare la denominazione del proprio stadio. The Athletic parla infatti di una trattativa tra il club inglese e Google. Attualmente l'impianto, che ha una capienza di 62.850 posti, prende il nome di Tottenham Hotspurs Stadium, ma presto potrebbe non essere più così. Il colosso di Internet negli anni ha stretto diverse partnership, dalla NBA alla MLB, mentre a marzo ha firmato un accordo pluriennale con il team McLaren Racing di Formula 1. Oltre ad ospitare le gare casalinghe della formazione di Antonio Conte, nello stadio degli Spurs si giocano partite della NFL - nelle scorse ore si è disputata la partita tra i New York Giants e i Green Bay Packers - e potrebbe ancora accogliere una franchigia permanente in futuro. Lo stadio ha anche ospitato la finale della Challenge Cup di Rugby League, combattimenti per il titolo mondiale di boxe dei pesi massimi e numerosi grandi concerti.

Tottenham sempre più ricco con Google

Siglare un accordo con Google, rappresenterebbe per il Tottenham un incasso di diversi milioni di euro da rinvestire sul mercato per rinforzare la rosa a disposizione del tecnico salentino. Un ulteriore introito per uno dei club già tra i più ricchi della Premier League. Il fatturato medio annuo del club è il quinto migliore del campionato inglese e gli Spurs hanno già accordi redditizi a lungo termine con il suo sponsor principale della maglia AIA, il fornitore di divise Nike, oltre a una partnership per le maniche con il venditore di auto online Cinch. Firmare un nuovo contratto con il colosso di Internet per la denominazione del nuovo stadio sarebbe dunque la ciliegina su una torta già ben gustosa e ricca di ingredienti. Un accordo sarebbe anche un trionfo per Todd Kline, il primo chief commercial officer del club. Kline si è trasferito a nord di Londra dagli Stati Uniti e, mentre lavorava ai Miami Dolphins, ha aiutato la squadra della NFL a ottenere un accordo sui diritti di denominazione per il loro stadio del valore di oltre 257 milioni di euro in 18 anni.

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