Conte: «La Premier è il torneo più difficile. Italia? C'è solo la Juventus»

Il tecnico del Chelsea è stato premiato dalla rivista GQ come uno degli uomini dell'anno: «Penso al calcio 18 ore al giorno, è un rapporto di amore e odio. I migliori con cui ho giocato? Zidane e Del Piero»
Conte: «La Premier è il torneo più difficile. Italia? C'è solo la Juventus»© www.imagephotoagency.it

TORINO - «La Premier è senza dubbio il torneo più intenso e difficile. In Spagna ci sono soltanto due squadre che potrebbero vincere, il Real e il Barcellona, magari ogni tanto l’Atletico Madrid. In Italia c’è solo la Juventus, in Germania il Bayern Monaco. Il Borussia ha vinto con Klopp mentre in Francia il Psg e il Monaco per una stagione. In Inghilterra ci sono almeno sei club che lottano per il titolo: City, United, Liverpool, Arsenal, Tottenham e ovviamente Chelsea». Antonio Conte, premiato tra gli uomini dell'anno dalla rivista GQ, spiega il fascino del campionato inglese paragonando agli altri tornei europei: «Per trionfare in Premier bisogna fare il miglior lavoro possibile. Non ci sono partite facili, ecco perché in Spagna o in Italia c’è più possibilità di fare del turnover tra le partite di campionato e quelle di coppa».

«Conte ha pensato di lasciare il Chelsea. Tutta colpa di Llorente»

«In allenamento cerco di dare consigli in ogni momento – continua il tecnico del Chelsea -. Voglio sempre mantenere alta la concentrazione, ma senza gridare. Fuori dal campo? Sono sempre la stessa persona, ho un carattere forte anche nella vita privata. C’è solo una persona che riesce a calmarmi e questa è mia figlia Vittoria. È l’unica. Penso sempre al calcio, anche prima di andare a dormire. Penso al calcio anche quando apro gli occhi al mattino. La mia vita da allenatore è totalmente diversa da quella di giocatore: il mio lavoro, da giovane, finiva con l’allenamento. Quando finisce una stagione l’allenatore deve subito pensare a preparare la nuova annata, a vendere e comprare i giocatori. Il telefono è sempre caldo. Ma non potrei mai farne a meno. Il calcio è la mia vita, sono nato con il pallone in mano. Mio padre era un uomo di calcio, è stato il mio primo allenatore. Mia moglie? No, a lei non piace il calcio».

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«I migliori con cui ho giocato sono stati Zinedine Zidane e Alessandro Del Piero mentre i miei eroi sono sempre i giocatori che alleno. Allenare mi è sempre piaciuto, ho sempre pensato che la panchina sarebbe stata la mia vita. Ho allenato la mia prima squadra a 14 anni, era un gruppo di ragazzi di scuola elementare. Ma a volte odio questo lavoro perché per essere un buon tecnico devi sacrificare la tua vita. Devo pensare al calcio 18 ore al giorno». Conte, nella sua lunga intervista, parla anche del rapporto tra calcio e denaro. «Gli stipendi per allenatori e giocatori oggi sono molto più alti. Dobbiamo avere un grande rispetto per i tifosi che spendono dei soldi per venire a guardarci». Qual è il segreto per essere un tecnico vincente? «Per me è lo studio. Mi piace studiare tutto come il modo per essere pericoloso quando stai attaccando o dare istruzioni quando i ragazzi non sono in possesso di palla». Andrea Pirlo ha detto che Antonio Conte è “allergico all’errore”. «Cerco di evitare ogni errore – conclude l’ex tecnico della Juve -. Cerco di preparare i miei giocatori e di metterli nella migliore condizione per esprimere il proprio gioco. Se scopri un problema durante la partita è già troppo tardi. Bisogna anticipare e correre ai ripari».

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TORINO - «La Premier è senza dubbio il torneo più intenso e difficile. In Spagna ci sono soltanto due squadre che potrebbero vincere, il Real e il Barcellona, magari ogni tanto l’Atletico Madrid. In Italia c’è solo la Juventus, in Germania il Bayern Monaco. Il Borussia ha vinto con Klopp mentre in Francia il Psg e il Monaco per una stagione. In Inghilterra ci sono almeno sei club che lottano per il titolo: City, United, Liverpool, Arsenal, Tottenham e ovviamente Chelsea». Antonio Conte, premiato tra gli uomini dell'anno dalla rivista GQ, spiega il fascino del campionato inglese paragonando agli altri tornei europei: «Per trionfare in Premier bisogna fare il miglior lavoro possibile. Non ci sono partite facili, ecco perché in Spagna o in Italia c’è più possibilità di fare del turnover tra le partite di campionato e quelle di coppa».

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«In allenamento cerco di dare consigli in ogni momento – continua il tecnico del Chelsea -. Voglio sempre mantenere alta la concentrazione, ma senza gridare. Fuori dal campo? Sono sempre la stessa persona, ho un carattere forte anche nella vita privata. C’è solo una persona che riesce a calmarmi e questa è mia figlia Vittoria. È l’unica. Penso sempre al calcio, anche prima di andare a dormire. Penso al calcio anche quando apro gli occhi al mattino. La mia vita da allenatore è totalmente diversa da quella di giocatore: il mio lavoro, da giovane, finiva con l’allenamento. Quando finisce una stagione l’allenatore deve subito pensare a preparare la nuova annata, a vendere e comprare i giocatori. Il telefono è sempre caldo. Ma non potrei mai farne a meno. Il calcio è la mia vita, sono nato con il pallone in mano. Mio padre era un uomo di calcio, è stato il mio primo allenatore. Mia moglie? No, a lei non piace il calcio».

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