Guarin: «Voglio la Juve. Fatemi andare»

Il colombiano ha deciso ed è irremovibile. E Conte aspetta il nuovo jolly
TORINO - Fosse dipeso soltanto da lui, sarebbe andato a intavolare la trattativa più complicata e turbolenta della sua carriera a Roma, per agganciarsi immediatamente alla brigata bianconera in trasferta. Invece è dovuto rimanere a Milano, Fredy Alejandro Guarin Vásquez, dribblando solo i giornalisti e affrontando i vertici della sua ex società. Perché ex interista si sentiva già, quando nel pomeriggio ha puntato i piedi. Da nerazzurro in carne e ossa sì, contrattualmente, ma con la testa già altrove. «Voglio la Juve», punto e basta. La sua prima partita l’ha disputata così. Con le smorfie e le frasi secche, gesticolando, pur di svoltare, una volta per tutte.

Nell’estate scorsa poteva andare al Milan, a questo giro in Premier, tra Chelsea e United. Alla Juve pareva già destinato nel gennaio del 2012, dopo che con il Porto aveva portato a casa, in un crescendo, due campionati portoghesi, tre Coppe del Portogallo, altrettante Supercoppe nazionali. E, nel 2011, un’Europa League. Ma al dunque ci lasciò le penne, perché era rimasto solo un posto disponibile per extracomunitari e il prescelto in extremis fu l’uruguaiano Caceres, al rientro post Siviglia. Finì all’Inter: riveduto e corretto nell’impostazione tattica da Stramaccioni, l’anno scorso, prima di un periodo minimalista con Mazzarri.

E oggi, in assenza di nuovi colpi di scena a dir poco clamorosi, effettuerà le visite mediche a Torino. Per Conte , ecco un gioiello in più, se effettivamente stamane si metterà la parola fine su questa commedia di mercato: che ha esaltato a lungo i vertici bianconeri, prima che i movimenti a zig zag dell’Inter facessero girare le scatole a Marotta e Paratici . «C’è qualche problema, si vedrà nelle prossime ore», sibilava l’ad ieri sera: ma ancor più furente appariva Guarin, in bilico com’era. In bilico anche sul prato, lui. Tra centrocampo e attacco: l’eclettismo fatto sostanza, con la castagna di un centravanti. Il suo destro è una fionda, la sventola da fuori un marchio di fabbrica. Può agire almeno in quattro posizioni differenti, restando ai campetti disegnati in questa pagina. E, regolamento alla mano, non esistono freni nemmeno per un impiego in Europa: nel caso, a Torino arriva pulito da un’Inter fuori da tutto, all’estero.

Leggi l'articolo completo su

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...