Ancelotti con Albertini: è rivoluzione Milan

L'esperienza di Seedorf ai titoli di coda: il tecnico del Real Madrid resta un'ipotesi suggestiva, magari con un incarico da dt per favorire l'inserimento di Pippo Inzaghi

TORINO - Il Milan ai milanisti è un vecchio refrain di Adriano Galliani, tornato prepotentemente di attualità in queste ultime settimane. E non solo per quanto riguarda la panchina. Dopo la parentesi di Massimiliano Allegri, il club rossonero è tornato ad affidarsi ad ex rossoneri, come dimostra la panchina consegnata a Clarence Seedorf. E se anche l’esperienza con l’olandese è destinata a chiudersi in malo modo, non è casuale che per la sua sostituzione si stiano facendo molti nomi legati al passato rossonero.

 

 

LE ULTIME - Come un fulmine a cielo quasi sereno, ieri è arrivata la notizia che Demetrio Albertini ha annunciato di dimettersi da vice-presidente della Figc dopo i Mondiali in Brasile. Ma non sembra proprio, malgrado gli ottimi rapporti, che ci sia al momento qualcosa di concreto. Di sicuro, però, le dimissioni annunciate cambieranno diverse cose: perché se prima si poteva prospettare una difficile scelta tra la Figc e il Milan, adesso Albertini, in caso di chiamata, non avrebbe più alcuna remora a dire sì.

 

 

DA MADRID - Nessuna reazione è invece arrivata né dal Milan né dal Real per quanto riguarda l’ipotesi Carlo Ancelotti. Un’ipotesi assolutamente suggestiva ma che ovviamente, almeno fino al 24 maggio, quando a Lisbona si assegnerà la Champions League, difficilmente potrà avere sviluppi in un senso o nell’altro. Al di là delle comiche motivazioni legate alla sistemazioni di parenti prossimi, l’idea Ancelotti ha una sua logica soprattutto se Carletto vincerà la Decima. Visti i rapporti tutt’altro che idilliaci con Florentino Perez e i soldi guadagnati tra Londra, Parigi e Madrid, il tecnico che sulla panchina del Milan ha vinto due Champions potrebbe anche essere stimolato dall’idea di ripartire (quasi) da zero in una società che conosce benissimo e in un ambiente che lo adora. Magari con un incarico più da dt che da vero e proprio allenatore in campo, consentendo in tal modo di rendere più agevole l’inserimento di Inzaghi.

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