© AnsaMILANO - Lo sfogo di giovedì notte contro i tifosi della Fiorentina, ha avuto come conseguenza non solo quella di allontanare Vincenzo Montella dalla panchina viola, ma anche quella di riavvicinarlo a quella del Milan. Perché se è vero che Carlo Ancelotti (Real Madrid e Manchster City permettendo) rimane il grande sogno (così come Antonio Conte o Jürgen Klopp) e Unay Emery una possibilità tutt'altro che remota (ci sono stati contatti, esiste una clausola rescissoria col Siviglia, ma di appena 1 milione), non bisogna dimenticare come il tecnico napoletano sia da anni sul taccuino del Milan.
Condizione necessaria
Montella fino a qualche mese fa è stato in pole per la successione di Inzaghi, ma il Milan ha sempre nicchiato perché, avendo a carico fino al 2016 sia Inzaghi sia Seedorf, non vuole assolutamente ingaggiare un nuovo allenatore dovendogli pagare non solo lo stipendio (almeno 2.5 milioni netti), ma anche la clausola di rescissione per liberarlo dal suo attuale club: altri 5 milioni. Questa condizione rimane invariata: il Milan non busserà alla porta della Fiorentina, ma se fosse Montella a separarsi dalla società dei Della Valle, allora il club rossonero sarebbe pronto ad accoglierlo. Discorso forse più facile a dirsi che a farsi, perché storicamente la Fiorentina negli ultimi anni - da Toni in poi - ha sempre tenuto duro con i propri tesserati. Certo, diventa difficile pensare che di fronte a una rottura la Fiorentina possa obbligare Montella a rimanere sotto contratto, costringendolo a restare fermo fino al 2017 (anno di scadenza). Ma quanto accadrà nelle prossime settimane in Toscana, verrà monitorato dal Milan. Perché, al di là delle vicende societarie - entro la prima settimana di giugno Berlusconi dovrebbe prendere una decisione -, il club rossonero non può pensare di posticipare troppo a lungo la scelta dell'allenatore. E dunque Montella potrebbe tornare a inserirsi nella rosa dei papabili, dalla quale non va ancora escluso Mihajlovic, comunque sempre candidato al post Benitez a Napoli.
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Montella fino a qualche mese fa è stato in pole per la successione di Inzaghi, ma il Milan ha sempre nicchiato perché, avendo a carico fino al 2016 sia Inzaghi sia Seedorf, non vuole assolutamente ingaggiare un nuovo allenatore dovendogli pagare non solo lo stipendio (almeno 2.5 milioni netti), ma anche la clausola di rescissione per liberarlo dal suo attuale club: altri 5 milioni. Questa condizione rimane invariata: il Milan non busserà alla porta della Fiorentina, ma se fosse Montella a separarsi dalla società dei Della Valle, allora il club rossonero sarebbe pronto ad accoglierlo. Discorso forse più facile a dirsi che a farsi, perché storicamente la Fiorentina negli ultimi anni - da Toni in poi - ha sempre tenuto duro con i propri tesserati. Certo, diventa difficile pensare che di fronte a una rottura la Fiorentina possa obbligare Montella a rimanere sotto contratto, costringendolo a restare fermo fino al 2017 (anno di scadenza). Ma quanto accadrà nelle prossime settimane in Toscana, verrà monitorato dal Milan. Perché, al di là delle vicende societarie - entro la prima settimana di giugno Berlusconi dovrebbe prendere una decisione -, il club rossonero non può pensare di posticipare troppo a lungo la scelta dell'allenatore. E dunque Montella potrebbe tornare a inserirsi nella rosa dei papabili, dalla quale non va ancora escluso Mihajlovic, comunque sempre candidato al post Benitez a Napoli.
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