Ecco cos'è Doyen Sports

Ne avete sentito parlare come parte in causa nella trattativa per il Milan tra Berlusconi e Bee Taechaubol. Ecco come opera il fondo d'investimento
Ecco cos'è Doyen Sports© EPA

TORINO - Ne avete sentito parlare come parte in causa nella trattativa tra Silvio Berlusconi e Bee Taechaubol per la cessione di una quota del pacchetto azionario del Milan. Ma cos'è il fondo Doyen Sports Investments e come opera? Sarebbe davvero quel partner capace di garantire ai rossoneri l'acquisto dei migliori calciatori del pianeta riportando il club a competere con potenze come Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco? Ha provato chiarire i dubbi Pippo Russo, analista del sito Calciomercato.com, con inchieste sull'attività di un gruppo che collabora con alcuni tra i più importanti club del mondo come Atletico Madrid, Porto, Benfica, Monaco, Santos e Siviglia, e che ha investito nelle quote dei cartellini di calciatori come Radamel Falcao e Geoffrey Kondogbia. Russo analizza i rischi per le società che decidono di legarsi ai fondi d'investimento. 

COS'È DOYEN  - Doyen Sports è quella che viene definita Third Party Ownership. Il fondo è il ramo del Doyen Group dedicato allo sport «che intravede nel calcio una 'miniera', un nuovo mercato nel quale condurre investimenti con ampi margini di redditività», scrive Russo. «DSI sceglie la Spagna come porta d'accesso (nell'ottobre del 2011, ndr) e ben presto estende la propria ragnatela in altri paesi, Portogallo, Turchia e Brasile. In meno di tre anni, DSI diventa l'attore principale dell'economia calcistica parallela globale». Fondi come Doyen guadagnano preziose collaborazioni con le società di calcio proponendo di finanziare l'acquisto di atleti che le stesse società non sono in grado di permettersi e ottenendo in cambio una percentuale sui ricavi futuri derivanti dalla cessione. Ma la collaborazione economica può cambiare e diventare più profonda: «Il fondo d'investimento si trasforma in un'istituzione finanziaria privata che presta ai club denaro ad altissimo tasso d' interesse - continua Russo - e con scopi che possono andare dall'acquisto di calciatori sul mercato al rifinanziamento del debito. Con la conseguente situazione di una crescente dipendenza che è facile immaginare, e una perdita d'autonomia operativa che porta al controllo da parte del fondo d'investimento o addirittura alla sua acquisizione del club. Con Doyen Sport Investiment l'economia calcistica parallela giunge al compimento di una "mutazione genetica" che segna l'esproprio dell'autonomia politica dei club calcistici, e di conseguenza anche la loro autonomia finanziaria».

LA REPLICA  - A Russo ha risposto Nelio Lucas, numero uno di Doyen Sports, che ha difeso l'operato della società con sede a Malta. «La competenza finanziaria di Doyen Sports ha aiutato molti altri club a competere ad altissimi livelli; tra gli altri, squadre come il Benfica, il Porto, il Valencia, il Flamengo, ecc. Tutti i club che hanno lavorato con Doyen Sports hanno riportato notevoli profitti economici derivanti dai contratti sottoscritti grazie alla nostra società». «Doyen Sports opera in due differenti modi - continua Lucas -. Il primo consiste nel fornire prestiti tradizionali alle società di calcio, in modo che possano affrontare i loro obblighi finanziari e le loro esigenze di cassa. Questo non è molto dissimile dal modo in cui le banche operano. La differenza è che Doyen Sports, grazie alla profonda conoscenza del business del calcio, è in grado di concedere prestiti a quei club che tradizionalmente hanno trovato per anni i rubinetti bancari chiusi. Grazie al nostro secondo modello operativo, noto come Third Party Investments (TPI), Doyen Sports fornisce prestiti ai club per dare loro la possibilità acquistare i migliori talenti calcistici sul mercato ed avere così modo da costruire team di successo in grado di competere con alcuni dei più ricchi club del mondo». Lucas smentisce ogni forma di controllo diretto sui calciatori, anche se sul sito ufficiale del gruppo è presente una sezione "Players rapresented" con le immagini di campioni come Alvaro Morata e Alvaro Negredo: «Nessun calciatore è mai stato controllato da Doyen Sports. Nei nostri contratti, nessun controllo sui calciatori è contemplato: questo spetta esclusivamente ai club così come la decisione finale su eventuali trasferimenti». L'amministratore del gruppo, infine, ha negato collaborazioni tra la società e il potente procuratore sportivo portoghese Jorge Mendes: «Persone quali Jorge Mendes, Quique Pina o Luciano D’Onofrio non sono attualmente parte né hanno mai fatto parte, della Doyen Sports. Non esistono rapporti privilegiati con questi individui e affermazioni in tal senso sono mere speculazioni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Loading...