Rolando Mandragora, il nuovo enfant prodige del calcio italiano

Classe 1997, di Scampia, il padre gestisce la scuola calcio di cannavaro. Dall'età di 14 anni è del Genoa
Rolando Mandragora, il nuovo enfant prodige del calcio italiano

TORINO - Il campionato Primavera 2014/15 si è appena concluso con la vittoria in finale del Torino sulla Lazio. Anche in questa stagione il campionato giovanile più importante del nostro paese ha avuto il merito di mettere in vetrina un buon numero di giovani talenti dal futuro assicurato. Molti di questi calciatori hanno già impattato positivamente con la massima serie, dimostrando, chi più chi meno, di potersi giocare le propri chances ad alti livelli.
Uno degli esordi che più ha impressionato, per qualità, personalità e sapienza tattica è quello del giovanissimo Rolando Mandragora. Rolando nasce a Napoli il 29 Giugno del 1997 e cresce a Scampia, uno dei quartieri più difficili della città campana. Nella sua famiglia il calcio rappresenta il pane quotidiano. Lo zio Bruno è un noto allenatore del calcio campano mentre il padre Giustino gestisce la scuola calcio dei fratelli Cannavaro. Con un pedigree del genere è difficile non appassionarsi al calcio.
La sua carriera inizia nell’A.C. Ponticelli. Nei primi anni gira molte squadre, seguendo il percorso professionale del padre, prima di trasferirsi alla Mariano Keller, importantissima scuola calcio napoletana e fucina di talenti. E’ proprio da lì che inizia a girare lo stivale in lungo e in largo per partecipare ai provini organizzati con molte tra le società più importanti d’Italia.
Napoli, Palermo, Roma, Atalanta, Juventus. Da tutte queste società la famiglia Mandragora riceve sempre la medesima risposta: il ragazzo è molto bravo ma ha una struttura fisica troppo gracile.  L’amore per questo sport è, però, troppo forte per potersi arrendere; alla fine la chiamata tanto attesa arriva. E’ Michele Sbravati, responsabile del settore giovanile del Genoa, a rimanere folgorato dalle qualità del ragazzo. E’ il 2011 quando Rolando, a soli 14 anni,  si trasferisce nella città della Lanterna.
La sua esperienza in rossoblu parte dai Giovanissimi Nazionali guidati da Marcello Donatelli. 
La prima stagione si rivela decisamente positiva. Conquista subito la maglia da titolare, partecipando con sei gol e tanti assist alla cavalcata interrotta soltanto dal Milan nei Playoff; ma, cosa più importante, cresce in maniera esponenziale sia sotto il profilo tattico che dal punto di vista caratteriale e questo soprattutto grazie ai consigli di Donatelli. I progressi sono tanto evidenti da non lasciare indifferente Fabio Liverani, allenatore degli Allievi Nazionali dei Grifoni ed ex centrocampista di grandi qualità tecniche e geometrie, le stesse che probabilmente rivede nel giovane Mandragora. E’ così che, nella stagione 2012/13, Rolando viene promosso, da sotto età, negli Allievi Nazionali.
Liverani lo schiera sia nel ruolo di playmaker che in quello di mezzala, ottenendo, in entrambe le posizioni, prestazioni di ottimo livello. Ma cosa che sorprende ancor di più è la capacità di imporsi come leader della sua squadra, diventandone, nonostante un anno in meno rispetto alla maggior parte dei suoi compagni, il capitano. 
Nella scorsa stagione, Rolando, pur partendo dalla categoria di appartenenza, viene spesso aggregato alla  Primavera di Juric, con la quale colleziona 5 presenze e partecipa al prestigioso Torneo di Viareggio. 
La stagione appena conclusasi è quella della sua consacrazione. Diventato ormai punto fermo della nuova Primavera di Giovanni Fasce, con Liverani che intanto è stato promosso allenatore della prima squadra, viene sin da  subito chiamato a confrontarsi con i “grandi”, lui che è solo un diciassettenne. Liverani lo testa già a Luglio nell’amichevole contro il Savona, schierandolo nel ruolo di regista al fianco di Biondini. I risultati sono una grande prestazione e la consapevolezza di potersi già cimentare ad altissimi livelli. Consapevolezza che diventa certezza quando, inaspettatamente, il subentrato Gasperini, in una delle partite più importanti della stagione, la sfida di Marassi contro la Juventus, lo schiera titolare nel centrocampo rossoblu.
E’ il 29 Ottobre 2014 e Mandragora a soli 17 anni fa il suo esordio in Serie A, giocando una partita straordinaria e prendendosi addirittura il lusso di arginare un altro enfant prodige del calcio mondiale, un certo Paul Pogba, non uno qualsiasi. 
Personalità, sfrontatezza e tanto coraggio, caratteristiche che, se associate ad un’impressionante quantità di talento, fanno si che ti venga cucita addosso la non sempre comoda etichetta del predestinato.
Sfortunatamente un infortunio muscolare lo ha tenuto lontano dai campi per quasi due mesi, ma non gli ha comunque impedito di essere protagonista in Primavera, della quale è stato l’indiscusso leader e di ottenere altre 5 presenze nella massima serie.
L’abitudine a bruciare le tappe rappresenta una costante nella carriera di Mandragora . Infatti, anche in maglia azzurra, a  soli 17 anni, è già un punto fermo della nazionale Under 19.
Dal punto di vista tecnico, Mandragora è un regista di centrocampo capace di interpretare eccellentemente entrambe le fasi di gioco. Fa quasi tutto con il piede sinistro. Col tempo dovrà lavorare molto per migliorare la forza e la precisione dell’altro piede.
Impressiona la sua naturale capacità di dettare i tempi di gioco e di fare sempre la cosa giusta al momento giusto. La sensazione che si ha vedendolo giocare è che sappia cosa fare prima ancora che la palla gli arrivi tra i piedi, dote che hanno soltanto i grandi calciatori. La notevole intelligenza tattica gli permette di esprimersi con una duttilità che lo rende capace di adeguarsi all’avversario, interpretando la gara a seconda di quelle che sono le esigenze della sua squadra. Un esempio in tal senso è proprio l’esordio in Serie A, nel quale ha sacrificato le sue doti di costruttore di gioco per concentrarsi sul compito assegnatogli: annullare la fase propositiva del centrocampo bianconero.
Quello che una volta era il suo tallone d’Achille, la struttura fisica, rappresenta oggi uno dei suoi punti di forza. Ha acquisito potenza nelle gambe e resistenza allo sforzo che, associate ai 183 cm di altezza, ne fanno un calciatore già pronto a confrontarsi su grandi palcoscenici.
Il Genoa sa di avere in mano un talento raro e Gasperini, che in tema di giovani calciatori è un luminare, saprà certamente fargli compiere l’ulteriore salto di qualità necessario a farne un calciatore importantissimo per l’intero movimento calcistico italiano.

Alessandro Aliberti

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