Focus sull’uomo mercato del Toro: «Darmian è uno da 10 e lode»

Parola di Beniamino Abate, che ha cresciuto Darmian nel settore giovanile del Milan
Focus sull’uomo mercato del Toro: «Darmian è uno da 10 e lode»© LaPresse

TORINO - Ragazzo perbene lo è sempre stato e tale è rimasto. La differenza piuttosto è un’altra: vale 20 milioni di euro, milione più milione meno, cifra fissata da tempo (non certo oggi, nemmeno ieri) da Urbano Cairo per avvisare i naviganti nel mare delle trattative.

La parabola di Matteo Darmian è una storia da film, talmente perfetta da sembrare figlia di una sceneggiatura precisa: il percorso più classico dell’anatroccolo che diventa cigno. Un cigno d’oro, una sorpresa per chiunque, forse anche per se stesso. «Si capiva che aveva stoffa, ma per immaginarsi un’ascesa del genere non sarebbe bastata nemmeno la sfera di cristallo». Beniamino Abate, il papà di Ignazio, è stato tra i tecnici che hanno lanciato il terzino granatazzurro nel settore giovanile del Milan: «Non mi prendo particolari meriti, è stato uno dei nostri ragazzi prima negli Allievi e poi in Primavera».

Di sicuro aveva qualcosa di speciale. Forse non nella tecnica oppure nel fisico: ancora adesso Darmian è l’esaltazione della normalità. «Però ha una gran bella testa. E l’aspetto davvero sorprendente è che era così anche da giovanissimo». Giocatore esemplare per atteggiamento dentro e fuori dal campo: «E’ il prototipo del perfetto prodotto di un settore giovanile. E’ davvero un ragazzo da dieci e lode. Il successo se lo merita tutto. E sono sicuro che non lo cambierà di una virgola. Il suo segreto è questo: non montarsi la testa, rimanere lo stesso di sempre». Così ha conquistato il Toro, poi la Nazionale. E adesso chissà: il Napoli lo vuole, lo tratta e prepara l’assalto finale. Beniamino Abate lo ricorda ambizioso, ma umile: «Aveva già grandi qualità a 15, 16 anni. Possedeva già i giusti valori: l’equilibrio è la base per un’ottima carriera, così puoi andare lontano. Lui è lo specchio di quanto l’educazione sia basilare anche per il calcio. Sì, Matteo era timido, però determinato. E comunque anche tecnicamente aveva e ha capacità importanti. Professionale, fin da bambino».

ASCESA IRRESISTIBILE - In pochi ci avrebbero creduto a Torino a luglio del 2011, quando Darmian era un ragazzino in comproprietà tra Milan e Palermo, girato in prestito in granata nell’indifferenza generale e in un ambiente incandescente dopo una stagione fallimentare. Tenendo fede al proprio carattere equilibrato eppure granitico nella determinazione, il difensore non si è scomposto e si è rimboccato le maniche: un passo alla volta, mattone dopo mattone. Sempre da titolare, sulla fascia destra: si è preso il posto per non lasciarlo più e, aspetto ancora più importante, si è preso il Toro. Tifosi compresi, chiaramente. I quali ora non vorrebbero vederlo con un’altra maglia addosso, pur avendo piena coscienza delle crudeli leggi del mercato. Un gradino alla volta sempre più su, esattamente come la squadra di Ventura della quale è uno simboli.

E se Kamil Glik è l’uomo immagine della nuova frontiera granata, Darmian è rimasto il ragazzo timido e silenzioso di una volta, esattamente come quattro anni fa, quando la storia è cominciata. Milan e Palermo non ci hanno creduto, optando per altre scelte e percorrendo altre strade. Che siano pentiti o meno poco importa: dalla serie B fino al Mondiale, la favola del bambino che all’oratorio sognava di diventare calciatore sembra arrivata a un nuovo capitolo. Il quale, inesorabilmente, rivoluzionerà la storia presente del Torino, comunque vada a finire.

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