Luiz Adriano: «Milan, mi ispiro a Sheva e adoro Neymar»

L'attaccante: «So che tanti brasiliani hanno fatto la storia del Milan»
Luiz Adriano: «Milan, mi ispiro a Sheva e adoro Neymar»© EPA

SHANGHAI - Quando lo si vede da vicino, così brasiliano d’aspetto e di temperamento, così “toda joia, toda beleza”, sorge spontaneo domandarsi come cavolo abbia fatto a vivere per otto, lunghi anni a Donetsk. Cittadina ucraina dove il freddo la fa da padrona per lunghi mesi all’anno, la neve cade copiosa e la gente non è poi molto diversa dal clima. Ma al di là dell’aspetto personale, è evidente che una simile esagerata permanenza non gli ha fatto bene nemmeno sotto l’aspetto clacistico: sai che divertimento a vincere sei scudetti in otto campionati, quasi sempre lottando poco o nulla, con la sola Dinamo Kiev, talvolta, a proporsi come rivale accreditata. Non a caso, con le prospettive che aveva nel 2006, quando giovanissimo conquistò la Coppa Intercontinentale trascinando con gol decisivi il suo Internacional. Nove anni dopo, Luiz Adriano ha fatto incetta di titioli ucraini, ha giocato sempre in Champions League, ma alla fine nella Selecao ha collezionato la miseria di 4 presenze. E tutte nell’ultima stagione: fino al 2014, nessuno, in Brasile, si era accorta di lui.

L'OBIETTIVO - Ecco perché l’arrivo al Milan, pur avvenuto alla non tenera età di 28 anni, può rappresentare davvero la svolta della sua carriera. «Sì, certo. Il Milan, il campionato italiano hanno un’altra visibilità. E quindi spero che questo mio trasferimento sia una specie di scorciatoio per conquistare un posto fisso nel Brasile». Altruista in campo, dimostra di avere una grande considerazione delle sue qualità: «D’altronde, io e Neymar, in questo momento, siamo la coppia di attaccanti più forte che l’allenatore possa mandare in campo». Con buona pace di tutti quelli che aspirano ad un medesimo ruolo.

I CONNAZIONALI - Il Milan è sempre stato, per tradizione, molto “brasiliano”, così come l’Inter, al contrario, è stata più “argentino”. Con le ovvie eccezioni, naturalmente. Luiz Adriano, prima di partire per Milano, ha paralto a lungo con Pato, suo compagni di squadra proprio in quella vittoria del 2006 nlla Coppa Intercontinentale: «Siamo amici, ci sentiamo e gli ho chiesto consigli. Mi ha detto di stare tranquillo, che il Milan è una grande famiglia. Mi ha consigliato di imparare più in fretta possibile l’italiano, perché è il primo, fondamentale passo per una migliore integrazione». In realtà, potrebbe avergli dato retta solo in parte: se gli si chiede quali parole già conosce, liquida la risposta molto in fretta e banalmente: «Ciao, buongiorno, buon appetito. E... passala». Che poi forse in questo momento per lui è l’espressione più utile.

I RIFERIMENTI - In una squadra che, a cominciare da Altafini per arrivare ai vari Kakà, Pato, Rivaldo, Ronaldinho, Leonardo, Ronaldo e Robinho, è sempre stata, come detto, zeppa di brasiliani, stupisce solo in parte la risposta su chi possa essere considerato il suo punto di riferimento: «Da ragazzino il mio idolo era Ronaldo. Ma nel Milan il mio punto di riferimento è Andryi Shevchenko. Lui ha scritto pagine memorabili nella storia del club e mi piacerebbe provare ad imitarlo». D’altronde non avrà mica vissuto otto anni in Ucraina per nulla... Intanto, deve dividersi il reparto offensivo con Carlos Bacca e questo, almeno in avvio, potrebbe essere un problema. Non perché i due non vadano d’accordo: tutt’altro. Si è già visto nella mezzora contro l’Inter che in prospettiva possono davvero essere una coppia dalle enormi potenzialità. Ma perché entrambi arrivano da squadra che giocavano con una sola punta. E quindi entrambi devono abituarsi a dividersi gli spazi. «Stiamo lavorando molto, in allenamento, su questi aspetti tattici. Non credo sia difficile, perché tutti noi vogliamo la stessa cosa: riportare il Milan a vincere».

 

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