«Zozulya nazista, non lo vogliamo» ma il Rayo lo ingaggia: «Un malinteso»

I tifosi avevano protestato per il suo arrivo dal Betis, il club di Madrid lo ha prima congelato e poi ufficializzato
«Zozulya nazista, non lo vogliamo» ma il Rayo lo ingaggia: «Un malinteso»

MADRID - Questo trasferimento non s'ha da fare, avevano sentenziato in qualche modo i tifosi del Rayo Vallecano sui social, e invece alla fine Roman Zozulya lascia il Betis Siviglia e approda in prestito nel terzo club di Madrid che aveva inizialmente 'congelato' il suo ingaggio. A scatenare la polemica il ricordo di un articolo risalente alla scorsa estate, quando il 27enne attaccante ucraino sbarcò in Spagna per andare a giocare nella squadra sivigliana, in cui veniva immortalato all'aeroporto con una maglia che secondo il quotidiano 'Abc' ritraeva il simbolo di un gruppo ucraino di estrema destra. «Si era trattato di un malinteso - ha dichiarato Luis Yañez, presidente del Rayo, alla radio 'Cope' -. Non ha alcun legame con il neonazismo». La società madrilena ha poi pubblicato un comunicato in cui lo stesso calciatore assicura che «lo stemma della maglia era quello dell'Ucraina con dei versi del poeta Taras Shevchenko, studiato in tutte le scuole dell'Unione Sovietica», e che ha «collaborato con l'esercito in tempo di guerra per difendere il Paese, i bambini e i bisognosi. Il Betis chiese al giornale di togliere quella immagine e il giornale lo fece riconoscendo il suo errore e chiedendo scusa». Zozulya ha anche aggiunto che le sue azioni in Ucraina «sono in sintonia con i valori sociali esaltati dallo stesso Rayo e dalla sua tifoseria». assicura inoltre di non aver «alcun vincolo» e di non dare «alcun appoggio a gruppi paralimitari o fascisti» promettendo infine tutto il suo «impegno per riportare il Rayo nella massima divisione come tutti suoi tifosi sperano».

LA RISSA SCATENATA DA ZOZULYA AI TEMPI DEL DNIPRO:

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