TORINO - In fondo è tutta una questione di strategie. Perché il mercato è un po’ come l’amore: ti piace un/a tipo/a, lo/a corteggi, gli/le fai capire quant’è importante per te e poi magari ti aspetti che l’altra “metà” ricambi simili attenzioni con parole, gesti, emozioni. Il problema sorge quando nel mezzo s’intrufola l’altro, la terza parte, ossia calcisticamente parlando il club proprietario del cartellino, che recita il ruolo del fidanzato non ancora tradito. E la Juve, nel bailamme di contatti, telefonate, summit, non vuole farsi... fregare. In soldoni: ai dirigenti bianconeri piacciono profili di un certo spessore per rafforzare la linea di mezzo, quella che orfana del fisico molleggiato di Pogba ha saputo sopperire alla partenza del Polpo innestando dosi di tecnica e qualità, ma perdendo in vigore atletico. Così si spiegano i corteggiamenti che contemporaneamente hanno investito giocatori come Emre Can, Blaise Matuidi, Steven N’Zonzi. Separati, i tre di cui sopra, da un gap anagrafico non indifferente se c’è da rifinire uno squadrone da Champions.