Una guerra fredda che non conviene a nessuno, un caso che ricorda molto quello di Mauro Zarate, quando nel 2013 rescisse unilateralmente il contratto con la Lazio per volare dall'altra parte dell'Oceano e vestire di nuovo la maglia del suo amato Velez. Il giocatore argentino accusava, così come sembra nelle strategie del senegalese, un mobbing da parte della società nei suoi confronti. Zarate perse sia all'arbitrato che alla Fifa, ma poi vinse al Tas lasciando la Lazio a bocca asciutta. I casi però sono solo simili ma con dei distinguo che, in caso Keita percorresse questa strada, potrebbero portare a esiti inversi. Primo tra tutti, il fatto che la Lazio non ha mai rifiutato al giocatore l'impiego in allenamento e in campo nelle gare sia amichevoli che ufficiali. Ci sarebbero testimonianze della squadra e dello stesso Inzaghi, che lo ha sempre voluto schierare tranne che nella gara di Supercoppa con la Juventus, ma solo a fronte di un dolore muscolare accusato dal giocatore alla vigilia del match. Questa almeno la motivazione che fornisce ufficiosamente la società, che di contro può invece lamentare diversi ritardi e cantonate del giocatore nell'arco degli ultimi tre anni. Un muro contro muro che potrebbe concludersi in positivo per tutti se solo Lotito accettasse l'offerta juventina liberando il giocatore. Anche perché, pur vincendo all'arbitrato, la causa durerebbe anni (Zarate insegna) e l'indennizzo sarebbe nemmeno un terzo dell'offerta bianconera.
Altri affari Lazio
In attesa di capire come finirà la telenovela dell’estate, la Lazio ieri ha definito la cessione di Wesley Hoedt al Southampton. Si tratta di una delle cessioni più alte dell’era Lotito, ben 17 milioni di euro compresi bonus. Una cifra monstre e anche piuttosto imprevista, che potrebbe indurre Lotito ad accontentarsi dell’offerta juventina per Keita e rinunciare a quei 10 milioni circa che avrebbe strappato da altri club.