Pogba-United: strategia d’uscita

La situazione a Manchester resta tesa, la qualificazione agli ottavi di Champions strappata in extremis non nasconde i problemi. Il francese non vuole fare polemiche, ma attende notizie

MANCHESTER - Dalla guerra aperta alla guerra fredda. Il rapporto tra Paul Pogba e José Mourinho è destinato a rimanere così fino alla fine della stagione. Il francese è stato incluso dal tecnico nel massiccio turn over contro lo Young Boys (6 giocatori fuori rispetto all'ultima di Premier contro il Palace, oltre a Pogba l'altro nome rumoroso è stato quello di Lukaku), è entrato solo dopo un'ora e a conti fatti non ha potuto incidere su una partita vinta in extremis ma dominata soprattutto dalla confusione e chiusa, con un gol irregolare, quando l'impressione era che lo Young Boys stesse prendendo spazio e coraggio. Non siamo di fronte all'ennesimo caso, ma solo perché l'entourage di Pogba e il giocatore stesso nelle ultime settimane hanno mandato segnali di distensione a chiunque, dentro e fuori il club. Armistizio, non pace, ovvero la miglior condizione per lasciar fare a chi di dovere (leggi: Mino Raiola) il lavoro più importante in tranquillità, ovvero trovare una exit strategy che sia positiva per il giocatore ed economicamente accettabile per un club che evidentemente non ha mai chiarito con il suo tecnico che certi giocatori sono un capitale economico (non solo sportivo) da difendere, prima che semplici interpreti di un modulo o di uno stile di gioco (peraltro ancora tutto da capire, quando si parla di Man United). Mourinho tuttavia si sente forte, e di fatto lo è perché sa che il club a partire da Ed Woodward, l'amministratore delegato, non ha alcuna intenzione di cambiare il proprio stile manageriale e che quindi una figura forte nel ruolo dell'allenatore è decisiva, senza mediazioni tra lui e il plenipotenziario referente dei proprietari. In altre parole: i contatti per arrivare ad un direttore sportivo continuano a portare ad un nulla di fatto, il nome sul taccuino è sempre quello di Andrea Berta dell'Atletico Madrid, ma difficilmente le parti alla fine si incontreranno decretando una vera e propria rivoluzione nella storia del club, che non ha mai avuto un vero e proprio diesse.

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