Allegri, il colpo gobbo di Marotta: ora l'Inter vuole Max in panchina

Suning confida sull’ad per portare a Milano il tecnico bianconero: l’ingaggio non spaventa
Allegri, il colpo gobbo di Marotta: ora l'Inter vuole Max in panchina© www.imagephotoagency.it

CAGLIARI - Oltre ad Antonio Conte, c’è pure Massimiliano Allegri nei pensieri di Beppe Marotta. La parabola di Luciano Spalletti in nerazzurro, a meno di un sorprendente colpo di coda (vittoria in Europa League), è destinata a concludersi a fine stagione. Un matrimonio che ha portato in dote una qualificazione Champions acciuffata un campionato fa all’ultimo respiro ma che oggi è minato dal rendimento alquanto ondivago della squadra. Suning non pretendeva certo che l’Inter vincesse il campionato, ma grave è stato ritrovarsi a 8 punti dalla Juventus dopo le prime 4 giornate. Discorso simile per la Champions: è vero che l’Inter partiva in quarta fascia però, dopo aver centrato due vittorie nei primi 180’ del girone, era lecito aspettarsi la qualificazione, poi svanita per una gara giocata senza coraggio a Londra col Tottenham e il flop con il Psv a San Siro quando l’Inter non è riuscita a battere un avversario già eliminato dalla competizione. Altro motivo di malcontento è legato al black-out che, come un campionato fa, ha caratterizzato i mesi di dicembre e gennaio in cui, tra l’altro, la squadra è uscita prematuramente dalla Coppa Italia. La ciliegina è stata il caso Icardi in cui tutti sono un po’ vittime e un po’ carnefici ma dove Spalletti - come dimostra l’uscita di giovedì in conferenza stampa - non si è dimostrato certo un fuoriclasse della comunicazione, come peraltro si era già capito a Parma quando, sempre parlando di Icardi, sembrava aver accusato i dirigenti di non riuscire a venire a capo della situazione, frasi a cui ha dovuto mettere una pezza dicendo (ovviamente) di essere stato frainteso.

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LA RIMONTA DI MAX - Per tutti questi (buoni) motivi è facile pensare che l’Inter e Spalletti a fine stagione si possano salutare. Questo nonostante l’uomo di Certaldo - è bene sottolinearlo - abbia dato alla squadra una solidità che prima non aveva e sia riuscito a non perdere mai l’orizzonte anche nei momenti di crisi. Ora però Suning, dopo aver ingaggiato quello che Jindong Zhang riteneva il miglior dirigente in circolazione (ovvero Marotta) pretende che il rendimento della squadra raggiunga un punto di svolta. Obiettivo è quello di consolidare una posizione di anti-Juve e, in prospettiva, di raccoglierne l’eredità nell’albo d’oro del campionato. Marotta - a cui sono stati conferiti da Suning pieni poteri - ha ben chiara la missione e sa di non poter sbagliare le sue scelte, su tutte quella legata a chi si accomoderà in panchina nella stagione che verrà. In tal senso, il ballottaggio sembra ristretto ai due allenatori con cui alla Juve ha aperto e quindi cementato un ciclo di vittorie che resterà nella storia del calcio italiano, ovvero Conte e Allegri.

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CAGLIARI - Oltre ad Antonio Conte, c’è pure Massimiliano Allegri nei pensieri di Beppe Marotta. La parabola di Luciano Spalletti in nerazzurro, a meno di un sorprendente colpo di coda (vittoria in Europa League), è destinata a concludersi a fine stagione. Un matrimonio che ha portato in dote una qualificazione Champions acciuffata un campionato fa all’ultimo respiro ma che oggi è minato dal rendimento alquanto ondivago della squadra. Suning non pretendeva certo che l’Inter vincesse il campionato, ma grave è stato ritrovarsi a 8 punti dalla Juventus dopo le prime 4 giornate. Discorso simile per la Champions: è vero che l’Inter partiva in quarta fascia però, dopo aver centrato due vittorie nei primi 180’ del girone, era lecito aspettarsi la qualificazione, poi svanita per una gara giocata senza coraggio a Londra col Tottenham e il flop con il Psv a San Siro quando l’Inter non è riuscita a battere un avversario già eliminato dalla competizione. Altro motivo di malcontento è legato al black-out che, come un campionato fa, ha caratterizzato i mesi di dicembre e gennaio in cui, tra l’altro, la squadra è uscita prematuramente dalla Coppa Italia. La ciliegina è stata il caso Icardi in cui tutti sono un po’ vittime e un po’ carnefici ma dove Spalletti - come dimostra l’uscita di giovedì in conferenza stampa - non si è dimostrato certo un fuoriclasse della comunicazione, come peraltro si era già capito a Parma quando, sempre parlando di Icardi, sembrava aver accusato i dirigenti di non riuscire a venire a capo della situazione, frasi a cui ha dovuto mettere una pezza dicendo (ovviamente) di essere stato frainteso.

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