MILANO - La festa per lo scudetto, c’è da crederci, durerà ancora a lungo, almeno fino al 19 maggio quando a San Siro, in occasione dell’ultima partita casalinga, Lautaro Martinez alzerà al cielo il trofeo per il campionato vinto. Una festa a cui non ha preso parte fisicamente il presidente Steven Zhang, da agosto “bloccato” in Cina; una festa che proprio il numero uno nerazzurro rischia di guastare nelle prossime settimane. Nella notte dei festeggiamenti, infatti, tutti i dirigenti nerazzurri hanno auspicato di poter mantenere l’organico attuale, riuscendo quindi a non cedere nessuno dei big («la volontà è quella di confermare tutti», la dichiarazione d'intenti di Marotta; «non vorremmo fare danni, quando qualcosa funziona bisogna stare attenti a non cambiare troppo», la sottolineatura di Ausilio).
Inter, le possibili cessioni
Una missione difficile, al limite dell’impossibile. Non tanto perché l’Inter non voglia tenere i suoi big - anzi, questa sarà la prima richiesta di Simone Inzaghi quando si ritroverà con dirigenti per formalizzare il suo rinnovo fino al 2027 e fare il punto sul mercato estivo -, quanto perché per la propria situazione economica, la società non potrà opporsi a offerte di un determinato tipo. O meglio: Marotta e Ausilio non avrebbero problemi a respingere gli assalti come accaduto per esempio l’estate scorsa quando furono sì sacrificati Onana e Brozovic, ma fu detto di «no» alla proposta del Newcastle per Barella, con gli inglesi che virarono infatti su Tonali. Il problema è da ricercare nella proprietà e dunque in Zhang: stante la situazione di autofinanziamento, sarebbe difficile non prendere in considerazione offerte “indecenti” come accaduto in passato con Hakimi o Lukaku (che voleva andare via, ma se l'Inter non avesse avuto problemi di bilancio, legati anche al Covid, forse si sarebbe opposta con diversa determinazione alla richiesta del belga). Se per esempio club come Manchester City, Psg o Real Madrid dovessero presentarsi con un assegno da 80 milioni per uno fra Bastoni, lo stesso Barella o Thuram, i dirigenti nerazzurri avrebbero la forza di opporsi? Difficile.