Juve, impresa straordinaria: va in finale di Champions contro il Barcellona

Ronaldo su rigore, poi l'ex Morata castiga di nuovo la squadra di Ancelotti. I bianconeri pareggiano 1-1 con Real Madrid
Juve, impresa straordinaria: va in finale di Champions contro il Barcellona©  LaPresse

MADRID - E' fatta! La Juve vola a Berlino, sulla cresta delle speranze, dell'orgoglio, dei meriti. Il sogno scende dal cielo e assume le sembianze di Alvaro Morata: con un gol nella ripresa che pareggia quello iniziale di Ronaldo, l'ex realista porta la Juve in finale di Champions, contro il Barcellona. Dodici anni dopo la sconfitta con il Milan, le porte dell'atto conclusivo del torneo più importante d'Europa tornano a spalancarsi per i bianconeri: appuntamento in Germania il 6 giugno (mercoledì prossimo l'anticipo della finale di Coppa Italia con la Lazio, di conseguenza). La Juve, dunque, compie l'impresa somma: uscire indenne dal Bernabeu, spedire all'inferno il Real (povero Ancelotti...) e arpionare la storia, prenotando un “summit” con Messi. Dagli sputi dello scorso luglio al suo arrivo a Vinovo fino a Berlino, passando per un'autostrada tricolore: per Allegri sembra un miracolo, invece è semplicemente realtà. Che luccica come l'oro.

 

LO SCACCHIERE - La partita, ordunque. Bernabeu stracolmo, circa 4 mila tifosi juventini a Madrid. Tutto come previsto: bianconeri disposti col 4-3-1-2, con Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini ed Evra davanti a Buffon. In mediana Marchisio e Pogba (al rientro in Champions dopo il rodaggio contro il Cagliari) ai lati di Pirlo, con Vidal a fare da elastico tra il centrocampo e l'attacco, formato da Tevez e Morata. Per il Real, passaggio al 4-3-3 e più di un cambiamento rispetto all'andata. Intanto mutano i protagonisti a centrocampo, con il nuovo modulo: ecco Isco e James Rodriguez ai fianchi di Kroos. E in attacco si rivede Benzema, recuperato in extremis: con Cristiano Ronaldo e Bale. In difesa, con Casillas in porta, ecco Carvajal, Varane, Ramos (non più a centrocampo, come a Torino) e Marcelo. Real sbilanciato in avanti fin dal centrocampo, quindi, ma contro una Juve a sua volta decisa a cercare il gol, e non sistemata tatticamente in modo rinunciatario.


VIDAL QUASI GOL -  I primi minuti del match, fino al rigore che spaccherà la partita tra il 22' e il 23' del primo tempo, scorrono via sui binari di un sostanziale equilibrio, anche se progressivamente il Real aumenta il pressing e alza il baricentro. Il primo brivido per Buffon è al 6' quando Benzema – da posizione ravvicinata – sparacchia alto, divorandosi un gol. Ma al 13' è la Juve a disegnare un'accelerazione efficace e, finalmente, a spaventare Casillas: con un tiro da fuori di Vidal, deviato a fatica dal portiere. Intorno al 20', invece, tocca di nuovo a Buffon volare: per annullare una botta da lontano di Bale. In questa fase il filtro a centrocampo dei bianconeri comincia a latitare, mentre i madrileni alzano i ritmi e iniziano a lanciare
fiammate offensive. Da una di queste, al 22', nasce il rigore: un gentile regalo di Chiellini, che col piede tocca il polpaccio di James Rodriguez, defilato in area. Un intervento tanto sciocco quanto inutile, seppur non particolarmente violento. Ma il fallo c'è ed Eriksson fischia. Tira Cristiano Ronaldo, spiazzando Buffon: 1-0 al 23'.


REAZIONE E RISCHI -  Da questo momento comincia una nuova partita, con il Real virtualmente qualificato (2 a 1 per i bianconeri all'andata) e i bianconeri obbligati a cercare il pareggio salvifico. Nell'afa di Madrid la squadra di Allegri inizia a lavorare di più il pallone, cercando di aprire i blancos attraverso il possesso palla e le improvvise accelerazioni di Morata e Tevez, peraltro a lungo ingoiati dalla
difesa madrilena. Ma alcuni errori di misura di Pirlo frenano la manovra, mentre Pogba appare in chiaro ritardo di condizione atletica, inevitabilmente. Tra i più reattivi e volenterosi si staglia Vidal, in qualche duetto con Marchisio, mentre sulle fasce Lichtsteiner ed Evra devono badare innanzi tutto a contenere: e quanto lo svizzero soffre Cristiano, in particolare, lo si vede fin dall'inizio. Anche perché in contropiede, in specie nella parte finale del primo tempo, il Real qua e là è pericolosissimo: la freccia Ronaldo insidia più volte Buffon (splendido un suo intervento poco dopo il 40'), con la Juve che a tratti si trova anche mal disposta in campo, quanto alla fase difensiva. Mentre Benzema apre spazi a ripetizione: il suo ritorno in
campo è pesante, per gli equilibri della sfida. L'obbligo di cercare il pareggio dilata i rischi per i giocatori di Allegri: un destino scontato. Mentre ancora Vidal risulta prezioso pure nel recuperare palloni insidiosi. Ma la Juve è troppo poco ficcante nella fase offensiva, e in troppi elementi non brilla, non riluce: la forza del
Real (e del Bernabeu) ha sempre il suo peso, determinante. La strada si fa sempre più in salita, insomma, giusto quando i bianconeri scendono negli spogliatoi per l'intervallo. Con un dato che in realtà
sa di beffa: il possesso palla, favorevole ai bianconeri (53% contro 47%), ma invano.
 

DA MORATA A MARCHISIO - Secondo tempo: nessuna sostituzione e bianconeri subito decisi a prendere in mano le redini del match, con un paio di azioni ficcanti ai limite dell'area del Real, poi però evaporate al dunque. Ivi compreso un fendente di Marchisio da lontano, ma non indirizzato nello specchio. La Juve mette fuori la testa, comincia a crederci di più. Allegri, evidentemente, si deve esser fatto sentire alla bisogna nell'intervallo. E il pareggio appare perfino una naturale conseguenza, ancorché nato un po' casualmente. E' passato il 12' quando Casillas rinvia lontano di pugno, dalla trequarti Vidal la ributta in mezzo, Pogba salta in anticipo di testa e Morata si incunea in area: l'ex del Real stoppa, quindi infila il portiere da breve distanza. Fiuto e tempestività allo stato puro. Alvaro non esulta per rispetto del mondo blanco, si fa il segno della croce: e incide nuovamente la pelle del Real, come all'andata. La partita cambia nuovamente i connotati. Con i madrileni che tornano a dominare il prato, e ad assediare progressivamente i bianconeri. Bale ha una palla d'oro, ma in scivolata la devia fuori, davanti a Buffon, in mischia. Mentre Pirlo fa sempre più fatica in fase di contenimento: passeggia, alla sua maniera. Ma all'improvviso è Marchisio a cullare i veri rimpianti: quando, intorno al 24', si presenta solo davanti a Casillas, al culmine di una ripartenza, con assist finale di Vidal. Però il Principino tira male, in bocca al portiere, che respinge: poteva essere una mazzata per Ancelotti, invece...
 


CHE ASSEDIO - Invece si riparte con il risultato ancora in bilico, e con Ronaldo che continua a mietere vittime sulla trequarti e sulle fasce, così come James e Isco. Mentre al posto di Benzema (a corto di ossigeno) è intanto entrato il Chicharito Hernandez, per lucidare l'assalto del Real. Che chiude progressivamente la Juve nella propria metà campo: la sofferenza si impadronisce dei bianconeri, l'assedio davanti a Buffon si fa sempre più possente, e prepotente. Si balla, nella difesa della Juve. E si soffre, sugli spalti del Bernabeu. Allegri, quando manca poco meno di un quarto d'ora alla fine, leva Pirlo e inserisce Barzagli: la Juve passa al 3-5-2, con Marchisio davanti alla difesa. Una mossa prevista, per tentare di contenere i forcing finale dei madrileni. I minuti passano, i bianconeri reggono. Esce anche Morata: dentro Llorente. Pogba in contropiede ha la palla del 2 a 1, ma anche lui sbaglia davanti a Casillas, che respinge. Poi la fine, mentre un Real sempre più stanco si perde nell'imbuto della difesa bianconera.
Per la Juve si apre il vero sogno: il più grande.

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