La Juve di Evra <br /> a lezione di finale

Per il francese è la quinta volta: a Madrid è stato l’uomo della svolta nell’intervallo, quando ha dato la scossa ai compagni
La Juve di Evra 
a lezione di finale

TORINO - La Juve marcia su Berlino sventolando il manifesto ottimistico di Massimiliano Allegri: «La finale giochiamocela il 6 giugno, non da prima. Arriveremo all’appuntamento con un’ottima condizione psicologica». Prima della tattica, la testa. Il “Conte Max”, che oggi a Vinovo inaugurerà ufficialmente l’operazione Barcellona, sta sfruttando ogni occasione per trasmettere serenità e spegnere gli interruttori della tensione e dell’ansia da Messi. Da attento psicologo, il tecnico livornese sta inviando messaggi pubblici e privati infarciti di positività. Una finale di Champions, Allegri, non l’ha mai vissuta né da giocatore né da allenatore, ma in squadra non gli mancano gli specialisti della musichetta europea.

GLI SPECIALISTI - Da Andrea Pirlo (3 finali e 2 Coppe in bacheca col Milan) fino ad Alvaro Morata, campione uscente col Real Madrid e per esperienza personale consapevole che la svolta può arrivare anche al 94’ (vedi colpo di testa di Sergio Ramos contro l’Atletico). Ma il genio e l’ex madridista non sono gli unici a conoscere i brividi della finalissima. Patrice Evra, tra Monaco e Manchester United, è arrivato all’ultimo atto quattro volte (con 1 trionfo), Tevez due (sempre con il Manchester United, 1 trionfo). Caceres ha baciato la Coppa nel 2009, quando il suo Barcellona beffò proprio i Red Devils di Evra e Tevez. Destino simile per Gigi Buffon, nel 2003 uscito sconfitto ai rigori da quel Milan allora telecomandato da Pirlo. Il regista bresciano, che tra i due successi ha vissuto pure la beffa di Istanbul, stavolta sarà dalla parte di Gigi, come pure quell’amuleto di Marco Storari, nella rosa rossonera ai tempi della vendetta europea sul Liverpool (Atene 2007). E se la Juve si presenterà a Berlino con 7 “finalisti”, il Barcellona risponderà con quasi una squadra intera. I catalani sono 9 (Piqué, Adriano, Dani Alves, Busquets, Xavi, Iniesta, Mascherano, Pedro e Messi) e praticamente sempre vincenti: solo Mascherano ha perso una finale, ma con la maglia del Liverpool.

LA SVOLTA DEL BERNABEU - Allegri con i suoi giocatori è solito confrontarsi e ai più esperti spesso si appoggia per trascinare e caricare il gruppo. Al Bernabeu la svolta arrivò nell’intervallo, quando Buffon, Tevez ed Evra (su tutti) rassicurarono i compagni: «Rimaniamo sereni, ragazzi. Così un gol lo facciamo senz’altro». Profezia concretizzatasi grazie alla rete di Morata, il cui timbro nella porta di Casillas è valso la stampa dei biglietti per l’Olympiastadion. La stessa cosa era successa anche alla vigilia di Dortmund e prima della remuntada del Franchi in Coppa Italia. «Ragazzi - spiegò Allegri a Firenze - stiamo calmi e realizziamo il primo gol, restiamo calmi è realizziamo il secondo e poi il terzo». Impresa dopo impresa, il dna ottimista del tecnico ha contagiato anche quei giocatori per natura un pizzico più ansiosi. A confermarlo è stato anche Alessandro Matri, juventino di ritorno a Vinovo dopo un anno e mezzo tra Milan, Fiorentina e Genoa: «Questa Juve - ha raccontato l’eroe della “Decima” Coppa Italia - è più convinta rispetto a quella del passato perché ha la pazienza di aspettare il momento giusto per colpire».

Filippo Cornacchia

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