Buffon: «Juve, partecipare non mi basta»

«Finale inaspettata e meritata, ora nessuna paura ma sarà un successo soltanto se alzerò la Coppa»
Messi, scarpe speciali per la Champions

TORINO - Da Berlino a Berlino, nove anni dopo. Gigi Buffon all’Olympiastadion ha già alzato una Coppa, quella del Mondiale nel 2006, anche se non da capitano. Adesso ci riprova, dodici anni dopo la finale di Champions persa a Manchester contro il Milan, a colmare l’unica casella vuota del suo straordinario palmares. «Manca anche questa in bacheca», precisa il numero uno bianconero, come a sottolineare che la voglia di vincere non ha età e non vuole fermarsi al 6 giugno, ma continuare a vincere. «Alla fine, sono contento di non averla ancora conquistata perché ho il pungolo per giocare ancora per qualcosa di prestigioso». Uno stimolo in più, anche se queste sfide non hanno bisogno di una particolare carica, vista l’adrenalina che circola. «Avevo una grandissima voglia di arrivare al rush finale, a questa settimana perché alla fine tutti gli altri impegni, seppur affrontati con la serietà del caso, diventavano pleonastici. Stiamo arrivando al dunque: vogliamo prepararci in modo da disputare la partita corretta e giusta». Se il portiere della Juventus aveva etichettato quella contro il Real Madrid «la partita dell’orgoglio», non ha dubbi nel “battezzare” la sfida contro Messi & compagni come «la partita della vita». Già, a 37 anni chissà quando avrà un’altra occasione per disputare un’altra finale Champions. «Ha un importanza epocale, sono passati 12 anni da quella con il Milan. Questa è arrivata in maniera inaspettata e, a differenza di allora, partiamo da sfavoriti».

I PRONOSTICI - Il Barcellona visto trionfare sabato in Coppa del Re contro l’Athletic Bilbao sembra davvero inarrivabile e invincibile. Ma certo Buffon non getta la spugna ancor prima di scendere in campo. «Ci si prova, innanzitutto a giocarla senza aver rimpianti alla fine. Vorrei sempre essere nella squadra favorita, però qualche arma per giocarcela o per provare a rendere il loro compito più difficile ce l’abbiamo». E sorride sornione, già pensando a come poter fermare il tridente blaugrana. Non fa suo lo slogan “comunque vada, sarà un successo”, perché a uno come lui e a tutta la Juventus non basta partecipare. «Se non sarà un successo, sarà una delusione. Anche se sfavoriti, la vogliamo vincere questa Coppa. A Madrid ho sentito una felicità immensa, provata solo in un paio di occasioni. Quando non sei favorito, o comunque non sei la squadra più forte, passare il turno è qualcosa di gratificante. Torno a Berlino dopo nove anni: sono curioso di vedere se le emozioni e le sensazioni saranno le stesse. Ma penso che non ci siano differenze». E’ Buffon a non essere lo stesso: è più maturo, ha acquisito maggiore esperienza, anche passando dagli inferi della serie B. E adesso porta la fascia di capitano, diventando un punto di riferimento fondamentale all’interno dello spogliatoio: «Da capitano durante la settimana dirò quello che sento, ma spero che anche i compagni portino un consiglio o una testimonianza per renderci più facile la sfida». E assicura che la squadra è serena. «Siamo tutti tranquilli, sappiamo di aver fatto qualcosa di inaspettato ma di meritato».

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